Skip to main content

Archivio

Prima Onda Fest – IV Ed.

OTTOBRE / NOVEMBRE 2023

Scarica il programma completo
20 OTTOBRE

Musa

Ugo Giacomazzi e Serena Ganci | Babel

Musamìa Musamìa Musamì Musamì Musamì
Cantami e spaventami, donna

Stupisciti e sciupati, pupa
Non essere scipita, pita
Ballami in bocca, bimba
Bollami tutto, bella
Sbiellami in spalla, bolla
Sbullonami a pezzi, pulla
Io e te, te ed io

Piccolo mostro con la bocca sulla fronte
Come sai fingere tu non finge nessuno.
Solo, sul fegato della Terra

trafitto da questo raggio di luna
arriva subito la notte.

Serena Ganci è una musicista, Ugo Giacomazzi è un attore/regista

CREDITI
Di e con Serena Ganci e Ugo Giacomazzi

25 OTTOBRE

Aerea

Ginevra Panzetti e Enrico Ticconi | Ass. Culturale VAN

A E R E A è la prima parte di un dittico che si articola attorno a un oggetto sin dal principio impiegato per manifestare appartenenza e separazione, marcando il distinguo tra un ipotetico noi da loro: la bandiera.
In costante prossimità, come facenti parte di un’unica anatomia, umani e bandiere compaiono da un fitto buio, lasciando solo a loro la possibilità di manifestarsi in immagini. Le bandiere di un grigio argenteo, si presentano ripulite da stemmi, simboli, sino a raggiungere la loro essenza plastica. Un punto zero privo di connotazioni in cui tutto può emergere, cominciare o sparire. Come appartenenti a un passato prossimo o remoto, figure fantasmatiche prendono corpo in una partitura di svelamenti, evocando una stretta quanto antica fratellanza tra due oggetti tessili, bandiera e sudario.
Il titolo fa riferimento a due parole che graficamente sovrapponibili possono emergere da un unico vocabolo: ARA – AEREA. La prima allude al luogo, che nell’antichità veniva deputato al sacro qui inteso come meccanismo generatore di morte, inflitta in dono a chi veniva riconosciuto il potere più forte. La seconda indica la qualità fisica dell’oggetto bandiera che si dichiara, nella sua maggior espressione di potere, una volta che si estende librandosi in aria.

Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi lavorano insieme come duo artistico dal 2008. La loro ricerca si sviluppa nell’ambito della danza, la performance e l’arte visiva. Approfondendo tematiche legate alla storica unione tra comunicazione, violenza e potere, attingono a immaginari antichi costruendo figure o immagini ibride tra storia e contemporaneità.
Nel 2019 vincono il premio Arte Laguna 13 nella sezione performance e videoarte, la prima edizione del Premio Hermès Danza Triennale Milano, il Premio Danza&Danza come coreografi emergenti e vengono nominati “Talento dell’anno” dalla rivista tedesca Tanz. Con il lavoro HARLEKING sono stati selezionati dalla piattaforma europea AEROWAVES Twenty 19, dalla NID Platform e dalla piattaforma della danza tedesca Tanzplatform Deutschland 2020.

Spettacolo presentato da Teatro Bastardo e Prima Onda Fest

CREDITI
di e con – Ginevra Panzetti / Enrico Ticconi suono – Demetrio Castellucci
luci – Annegret Schalke costumi – Ginevra Panzetti / Enrico Ticconi
insegnante di bandiera – Carlo Lobina
realizzato con il sostegno di Premio Hermès Danza Triennale Milano

25 OTTOBRE

Il figlio della tempesta. Musiche, parole e immagini dalla fortezza

Armando Punzo | Compagnia della Fortezza

Il concerto spettacolo, nato in occasione dei trent’anni della Compagnia della Fortezza, ritorna, in una nuova edizione arricchita dalle immagini e dalle musiche degli ultimi spettacoli, in un susseguirsi di musiche, parole e immagini per un allestimento pensato come un affascinante viaggio nella storia della Compagnia. Una rete fatta di parole, presenze e musica nella quale Punzo e Salvadori vanno al cuore della ricerca musicale e performativa, creando un’opera che è anche un progetto che porta in scena l’indissolubile rapporto tra parole e suono che si crea ogni volta che uno dei più eclettici compositori per la scena italiani e uno dei registi più visionari lavorano insieme, dentro il carcere di Volterra, quando le note della musica riempiono lo spazio, entrano nelle vene e nel cuore, riverberano con le parole e le visioni artistiche si concretizzano nei corpi degli attori.

Armando Punzo Leone d’Oro alla Carriera / Biennale Teatro 2023
Andrea Salvadori / Premio UBU 2018 miglior progetto sonoro e musiche originali
è compositore, musicista, sound designer e produttore discografico. Concepisce il lavoro in termini di opera d’arte totale, innestando e iscrivendo la sua ricerca sul suono e sulla musica all’interno della drammaturgia di opere complesse, intervenendo così nel disegno dello spazio e della testualità, oltre che in quello sonoro, con l’obiettivo di costruire delle vere e proprie atmosfere, mondi sonori e visivi dal segno fortemente immaginifico. L’inclinazione all’autorialità e all’eclettismo e la sua propensione alla scrittura per immagini lo hanno condotto quasi “naturalmente” al teatro – in particolar modo a quello di Armando Punzo.

CREDITI
concerto spettacolo della Compagnia della Fortezza
di e con: Andrea Salvadori e Armando Punzo
regia: Armando Punzo
musiche originali: Andrea Salvadori
progetto video: Lavinia Baroni, Andrea Salvadori
scene: Alessandro Marzetti, Andrea Salvadori
disegno luci: Andrea Berselli
direzione organizzativa e cura dei progetti: Cinzia de Felice
produzione: Funambulo / Carte Blanche – Compagnia della Fortezza

26 OTTOBRE

La parte maledetta. Viaggio ai confini del teatro - Paola Bianchi

Teatro Akropolis

“Qualsiasi somiglianza con persone, situazioni o eventi non può essere pura coincidenza”

Ripercorrendo alcuni lavori per la scena e le numerose collaborazioni di Paola Bianchi con musicisti, registi, teatri e festival, il film si addentra nel cuore della creazione coreografica. Paola Bianchi ci guida nel racconto di un’interiorità animale capace di sovvertire l’ordine e mettere in crisi le regole del teatro, approdando alle sperimentazioni più estreme della performatività.

Teatro Akropolis, fondato nel 2001 e diretto da Clemente Tafuri e David Beronio, conduce una ricerca sulle origini preletterarie del teatro e sulle arti performative. La Trilogia su Friedrich Nietzsche (2013), Morte di Zarathustra (2016), Pragma. Studio sul mito di Demetra (2018) e Apocatastasi (2022) sono gli esiti sulla scena di questa indagine, accompagnati da studi e pubblicazioni intorno ai medesimi argomenti. Nel 2020 viene inaugurato il progetto La parte maledetta. Viaggio ai confini del teatro, un ciclo di film, diretti da Clemente Tafuri e David Beronio, dedicati a protagonisti dell’arte e della cultura, fra cui Massimiliano Civica, Paola Bianchi, Carlo Sini, Gianni Staropoli. Nel 2017 AkropolisLibri, l’attività editoriale di Teatro Akropolis, ha ricevuto il Premio Ubu nella categoria “progetti speciali”. Nel 2019 il festival multidisciplinare Testimonianze ricerca azioni diretto da Tafuri e Beronio è finalista al Premio Rete Critica, e nel 2021 vince il Premio Hystrio – digital stage.

CREDITI
Regia: Clemente Tafuri, David Beronio
Con: Paola Bianchi, Ivan Fantini
Fotografia e montaggio: Clemente Tafuri, David Beronio, Luca Donatiello, Alessandro Romi
Riprese e audio: Luca Donatiello, Alessandro Romi
Produzione: Teatro Akropolis, Akropolis Libri (2020)

26 OTTOBRE

Brave

Paola Bianchi e Valentina Bravetti

Frutto di quattro anni di lavoro intorno al tema della compresenza di due corpi diversi per abilità e percezione, di un’indagine approfondita sulla relazione e sul supporto vicendevole, BRAVE nasce da un forte desiderio che non mette in azione i soli corpi sulla scena ma una piccola comunità che accoglie e protegge. Non c’è bravura, non c’è coraggio. C’è determinazione e desiderio. Ci sono due corpi che si incontrano, due corpi che non raggiungono mai la verticalità: un corpo che torna in scena dopo nove anni di assenza, e un corpo che cerca una nuova modalità di presenza nella scena.

Paola Bianchi, coreografa e danzatrice, è attiva sulla scena della danza contemporanea a partire dalla fine degli anni ’80. Con i suoi spettacoli partecipa a festival nazionali e internazionali. Nel 2020 vince il Premio Rete critica 9 e 3/4 con ELP, un articolato progetto di ricerca coreografica.
Valentina Bravetti si forma con il Teatro Valdoca nel 2003-2004 ed è fondatrice con Claudio Angelini di Città di Ebla, per la quale è danzatrice. Dal 2014 ha una rara sindrome neurologica paraneoplastica che l’ha tenuta lontana dalla scena sino all’inizio della collaborazione con Paola Bianchi.

CREDITI
Di e con Paola Bianchi e Valentina Bravetti
concept e coreografia Paola Bianchi | creato e danzato da Valentina Bravetti e Paola Bianchi | suono Davide Fabbri, Luca Giovagnoli, Giacomo Calli | disegno luci Paolo Pollo Rodighiero | direzione tecnica Luca Giovagnoli | collaborazione artistica Roberta Nicolai | organizzazione Elisa Nicosanti | residenza artistica Santarcangelo dei Teatri | si ringrazia Societas, Teatro Comandini in Cesena | produzione Città di Ebla / Festival Ipercorpo | coproduzione PinDoc | con il contributo di MiC, Regione Emilia-Romagna, Comune di Forlì
Crediti fotografici: Gianluca “naphtalina” Camporesi

27 OTTOBRE

“Discorso sulla prossimità" tra tradizione e innovazione

Tavola rotonda

Tavola rotonda

A cura di: Giovanna Velardi
Modera: Roberto Giambrone
Interventi: David Baronio, Paola Bianchi, Danila Blasi, Daniela Cecchini, Olivier Dubois, Angela Fumarola, Benedict Raffin, Émilie Renouvin, Ambra Senatore, Clemente Tafuri, Salvatore Tedesco, Giovanna Velardi.

Ingresso libero

27 OTTOBRE

My Body of Coming Forth by Day

Compagnie Olivier Dubois

Dodici anni dopo aver firmato la sua prima coreografia, Olivier Dubois presenta un solo intimo che esplora gli angoli della memoria del corpo e la sua capacità di raccontarci una storia dell’arte.
Definito uno dei venticinque migliori ballerini al mondo nel 2011, Olivier Dubois ha danzato con i più grandi e ha portato le sue opere sui palcoscenici più prestigiosi.

In questo spettacolo si presenta da solo in palcoscenico. Senza trucco e senza inganno, il coreografo e ballerino si presta con ironia a un gioco che può prendere a turno la forma di un tribunale o di un peep-show, o addirittura di una dissezione.
Sottoposto a un processo aleatorio condotto dal pubblico e del quale ha fissato lui stesso le regole, Olivier Dubois rende omaggio ad alcuni dei sessanta spettacoli ai quali ha preso parte dall’inizio della sua carriera. Ispirato dal Libro dei Morti dell’antico Egitto, Olivier Dubois si lancia in un viaggio di frammenti di danza per approfondire meglio la figura dell’artista, per cercare nel corpo dell’interprete ciò che crea il capolavoro e per leggere un possibile destino nelle sue viscere.
Uno spettacolo come una rinascita!

Olivier Dubois è attualmente artista associato del CENTQUATRE-Paris.
COD – Compagnie Olivier Dubois usufruisce del sostegno del Direction Régionale des Affaires Culturelles d’Île-de-France, de la Région Île-de-France.

CREDITI
Creazione & interpretazione | Olivier Dubois
Direzione tecnica e fonica I Adrien Hosdez
Durata | 90 minuti
Produzione | COD – Compagnie Olivier Dubois
Coproduzione | Festival BreakingWalls / Il Cairo
le CENTQUATRE / Parigi

28 OTTOBRE

Il cuore articolare. Un dispositivo coretico

Presentazione del libro

Presentazione del volume Il cuore articolare. Un dispositivo coretico di Vincenza Di Vita, edito da Mimesis. Con l’autrice e la coreografa e danzatrice Giovanna Velardi, artista oggetto di studio del libro, sarà presente il filosofo e Professore di Estetica Salvatore Tedesco.

Il lavoro poetico di Giovanna Velardi insiste sulla danza contemporanea in collaborazione non solo con ballerini, ma anche con attori e performer, elevando il gesto a struttura corporea inedita e carnale dispositivo di resa scenica. Il volume presenta il manifesto dell’artista dal titolo Il cuore articolare: una modalità di lavoro applicata al corpo attraverso studi di danza, biomeccanica, anatomia e teatro. L’analisi è supportata da riflessioni di natura filosofico-teatrologica e dal confronto con i maggiori rappresentanti delle teorie performative del Novecento, per giungere così a delineare l’evoluzione e le tappe di una metodologia che si rifà ai maestri della scena contemporanea e al loro confluire nel dialetto corporeo di Velardi. Dopo un attento esame della danza, da intendersi nel suo primigenio significato corale, si passa all’analisi del concetto di “cuore articolare” e alle sue declinazioni teoriche e pratiche (quest’ultime scritte dalla stessa danzatrice e coreografa). Arricchisce il saggio un apparato di testimonianze sul metodo Velardi.

28 OTTOBRE

Col tempo

Ambra Senatore | CCN de Nantes

Nel 2020, dieci anni dopo il suo primo lavoro di gruppo “Passo”, Ambra Senatore intraprende una nuova creazione con la complicità degli interpreti dell’epoca. Riunisce questo gruppo, ormai molto unito dopo dieci anni di condivisione, attorno a una danza generosa e aperta agli altri. Un quartetto sullo stare insieme, sul desiderio di felicità condivisa, in cui si dispiega un universo di grande umanità, puntato di ironia, un gioco di domande sull’esistenza, sul passare del tempo.

Ambra Senatore – performer e coreografa, ha lavorato, tra gli altri, con Giorgio Rossi, Jean Claude Gallotta, Georges Lavaudant, Antonio Tagliarini e Roberto Castello. Dal 2010 crea spettacoli di gruppo. Nel suo lavoro, spesso colorato di ironia, l’evocazione della realtà per frammenti si accompagna all’esplicita dichiarazione del gioco della finzione teatrale e all’interrogarsi continuo sulla natura della forma spettacolo.
Attraverso un fine lavoro di composizione drammaturgica offre uno sguardo tagliente sull’essere umano e sulle relazioni. La presenza diretta e vivace dei danzatori, crea una forte complicità con gli spettatori. Dal 2016 alla direzione del Centre Chorégraphique National de Nantes, continua a dedicarsi alla creazione di pièces per il palcoscenico e a progetti che si svolgono in contesti differenti, guidata dal desiderio che la danza sia un mezzo per creare delle occasioni d’incontro tra le persone, per favorire la conoscenza di se stessi e dell’altro attraverso il corpo e la parola, per apprezzare le differenze nel rispetto e nell’ascolto.

CREDITI
di: Ambra Senatore con la complicità degli/delle interpreti.
produzione: CCN de Nantes
coproduzione: Le Théâtre de la Ville – Paris, Torinodanza festival/Teatro Stabile – Teatro Nazionale
interpreti: Matteo Ceccarelli, Claudia Catarzi, Caterina Basso, Ambra Senatore
musica originale: Jonathan Seilman
luci: Fausto Bonvini

29 OTTOBRE

Give me your hand / La misura umana

Azzurra D’Agostino e Stefano Tè | Teatro dei Venti

Reading con i partecipanti al Laboratorio di scrittura collettiva a cura di Azzurra D’Agostino e Stefano Tè | Teatro dei Venti

Qual è la giusta misura umana? Quali sono le misure del nostro essere? Possiamo definire i limiti e le possibilità di noi stessi in termini di proporzioni?
Il reading accompagnato da Stefano Tè, regista del Teatro dei Venti, e Azzurra D’Agostino, poeta e drammaturga, nasce dal lavoro di un cantiere poetico che si confronta con l’antica arte della lettura della mano per scoprire la parte più profonda e segreta della nostra vita (sia individuale che collettiva). Un gioco che tra scrittura collettiva e poesia, ci conduce alla ricerca dei sentimenti, delle emozioni, delle reazioni più significative e della parola più adatta a esprimerle.

Azzurra D’Agostino scrive per il teatro e la performing art, pubblica raccolte di poesie e libri per bambini e giovani adulti. Forma gruppi di scrittura collettiva per persone di tutte le età. Partecipa al team di drammaturghi che lavorano al progetto La Misura Umana, per la produzione del nuovo spettacolo del Teatro dei Venti per gli spazi urbani.

Stefano Tè regista, direttore artistico, formatore, nel 2005 ha fondato il Teatro dei Venti con il quale produce spettacoli e realizza progetti in forte connessione con i territori e le comunità. Premio Ubu 2019 per l’allestimento scenico dello spettacolo Moby Dick.

Nuovi strumenti per la crescita degli artisti nella comunità.
Vincitore del Bando Boarding Pass Plus
Con il sostegno del Logo MIC (o dicitura Ministero della Cultura – Direzione Generale Spettacolo)

Capofila Teatro dei Venti (Italia); partner Associazione SassiScritti (Italia), Genìa Labart (Italia), Jam Factory Art Center (Ucraina), Sommerblut Kurturfestival e V. (Germania), Réplika Teatro | Centro Internacional de Creación (Spagna)

“La Misura Umana: nuovi strumenti per la crescita degli artisti nella comunità” è un percorso di internazionalizzazione dei processi creativi attraverso la co-creazione con le comunità locali, che prevede residenze, scambio e confronto tra organizzazioni partecipanti, studio e ricerca su una tematica artistica comune e aperture al pubblico, come sintesi delle esperienze.

29 OTTOBRE

Volevo essere gli Dei

Fabio Ciccalè | PinDoc

Chi non ha mai sognato di essere un super eroe e di possedere i suoi super poteri? La super forza, l’invisibilità, il potere mutaforma, il teletrasporto, la telepatia, la capacità di volare o di vedere il futuro…
Che meraviglia svegliarsi Wonder Woman, Doctor Strange, Spiderman, Captain Marvel, Hulk.
Eppure c’è qualcosa di meglio di questo. C’è qualcuno per cui questi non sono super poteri, ma la normalità della vita quotidiana. C’è chi si tramuta in cigno per conquistare una bella ragazza o scaraventa leoni in cielo con la forza di una sola mano. Chi indossa sandali alati per svolazzare qua e là e chi invece un elmo dell’invisibilità per sconfiggere i nemici.
Basta solo non essere umani.
Basta solo essere divini.
E in una sorta di surreale rito teurgico l’autore e interprete di questo spettacolo, cerca di impossessarsi dei poteri delle dodici divinità olimpiche e di godere, come loro della vita eterna.
Un sogno ad occhi aperti che fa i conti con la realtà dell’essere mortale, destinato a rovina fisica e mentale certa. Ma i sogni sono potenti e ignorano la realtà, tramutando così il corpo mortale dell’autore/attore in un corpo divino.
Attraverso simboli, attributi, animali, in un gioco di trasformismo teriomorfico, lo spettatore verrà accompagnato in tutte le stanze dell’Olimpo, dove incontrerà Zeus il donnaiolo, col suo alter ego toro e coi suoi fulmini tonanti. O Era, sua gelosissima moglie e sorella, in forma umana o in forma di pavone. O la stratega Minerva, la dea della pace e dell’intelligenza. E via dicendo per tutte le altre divinità.
Ma alla fine, c’è lei, sempre e solo lei: Venere, dea dell’amore e della bellezza, quella che tutti dovremmo alimentare in noi, in uno slancio di pace e amore universale. A metà strada tra una Miss America che invoca la pace nel mondo e una vecchia beatnik che urla “make love, not war”.

Oggi chiunque vorrebbe essere un supereroe. Io no. Io sono all’antica. Io voglio essere una divinità. Anzi io voglio essere tutte le dodici divinità dell’Olimpo.
F.C.

Fabio Ciccalé, diplomato in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Macerata e alla Scuola E. Cecchetti di Civitanova Marche. Lavora con: Compagnia Alhena, Compagnia Enzo Cosimi, Compagnia La bilancia Produzioni, Compagnia Nuova Euroballetto, Compagnia Giuseppina Von Bingen. Dal 2002 firma coreografie per la PinDoc. Nel novembre 2010 collabora alla creazione e danza nelle coreografie di Roberto Castello per il programma di Fazio/Saviano Vieni via con me in onda su RAI 3.

CREDITI
Ideazione e coreografia: Fabio Ciccalè
Interprete: Fabio Ciccalè
Consulenza drammaturgica: Danila Blasi
Disegno luci: Danila Blasi e Livia Caputo
Responsabile di produzione: Cristina Sammartano
Promozione: Benedetta Boggio
Produzione: PinDoc
con il contributo di MiC e Regione Siciliana
con il sostegno di San Lò

30 OTTOBRE

Dino

Bernardo Casertano | Fortezza Est

“Cos’è perfetto? Cosa non lo è? E chi lo decide?”. È la danza di un essere lontano da ogni cliché sugli angeli. Il difetto è il suo abito informale per eccellenza che, tuttavia, indossa alla perfezione. È una creatura sterile che incarna l’origine di ogni prima volta e ha il carattere della potenzialità.
Dino vuole essere un uomo e tutto ciò che ne comporta: irrazionalità, stupidità. Vuole un corpo che abbia vita, che sia colpevole. Di cosa? Di tutto. Vuole fallire come solo gli uomini riescono a fare, essere il prolungamento e l’estensione di ogni loro difetto, il fallimento in potenza umana.
Generato da un cordone ombelicale divino, un insolito angelo si partorisce in un uomo che ha scelto. E così adesso è un uomo, non più sterile, ma nudo nella sua condizione umana primordiale, quella cieca e sorda. Che fare? Tornare indietro? Non è più possibile. Una sensibilità tattile di perdita e un interrogativo irrisolto: da che parte stare? Qual è l’istinto primo di ogni creatura sola e appena nata? Chiedere aiuto.
Non c’è soluzione. La vita, come una prima teatrale senza prove, ci trova sempre impreparati. Ogni giustificazione ci umilia, non abbiamo scusanti.
Siamo tanti cappotti abbottonati in corsa”

Bernardo Casertano, attore e regista, nasce a Caserta, il suo teatro è segnato dall’incontro con personalità quali: Eugenio Barba e Julia Varley Odin Teatret, Danio Manfredini, Anton Milenin, Giancarlo Sepe, Sabino Civilleri, Manuela Lo Sicco (compagnia Sud Costa Occidentale di Emma Dante), Roberto Latini, Jean Paul Denizon, Roberto Castello.

CREDITI
Monologo liberamente ispirato al “Il re del plagio” di Jan Fabre
Scritto, diretto e interpretato da Bernardo Casertano
Luci e fonica: Roberto Di Maio.

30 OTTOBRE

Appena Prima - Note a margine della memoria

Valentina Minzoni | Progetto Goldstein E.T.S.

C’è stato un anno in cui la Scottex ha preso l’usanza di scrivere sui rotoli per la cucina i grandi eventi della storia con le loro date, invenzioni, scoperte, costruzioni di monumenti. Mia nonna si appuntava tutto su un’agenda, le date dello Scottex e tutte quelle che riusciva a fermare, mescolando indistintamente memorie personali e memoria collettiva: le dimissioni di Papa Ratzinger, le canzoni vincitrici di Sanremo, la brina sui kiwi, la sfiducia al governo Prodi, il succedersi dei gatti nel cortile. Poi si è dimenticata tutto. Lei ha perso la memoria, io ho trovato la sua agenda. Sono partita da questo, dai suoi buchi e dai miei, e ho costruito quello che ci sta intorno.
In scena una donna. Prepara e si prepara. Parla, si perde in una litania borbottata, ossessiva e anestetica che sostituisce la vita stessa, nel tentativo di metterla al suo posto, di far finire tutto bene. Poi le cose cominciano a uscire dalla fila, scappano e cadono pezzi di vita. Si dice “sta perdendo la memoria”, succede che si perde il mondo intero. E se cadono le parole, se non le chiami più, poi le cose come esistono da sole? “Come lo pensi il mare se non hai più l’acqua nella testa?” Resta lei, sospesa davanti a un elenco muto, appena prima di una fine che non arriva mai.

Valentina Minzoni, attrice, autrice e formatrice teatrale. Getta i primi semi di “Appena prima” durante un laboratorio di drammaturgia con Lucia Calamaro. L’incontro con Tania e Tadema ha permesso che la narrazione trovasse forma nel corpo e nello spazio.
Tania Garribba, attrice di teatro e cinema, lavora con l’ensemble lacasadargilla. Per la prima volta, grazie all’incontro con Valentina e il suo testo, dall’altra parte della scena.
Tadema De Sarno Prignano, artista-artigiana. Ha abbandonato il teatro diciotto anni fa con sporadici segni di pentimento. Se vede una cosa bella fatica a distaccarsene ed è per questo che è stata incastrata (senza pentimento) in questo lavoro.

CREDITI
di e con: Valentina Minzoni
regia: Tania Garribba
elementi scenici: Tadema De Sarno Prignano
disegno luci: Omar Scala
produzione esecutiva: Ass. culturale Progetto Goldstein

31 OTTOBRE

(una) REGINA

Stefania Ventura e Gisella Vitrano | Quintoequilibrio

In un giorno di pioggia non si può uscire, meglio restare in casa, la parata della banda è annullata. Due sorelle, con gli strumenti luccicanti ancora in mano, guardano fuori dalla finestra. Una è tristissima, l’altra assorta. Per combattere la noia si inventeranno una fiaba che le trasporterà indietro nel tempo, quando c’erano vecchie governanti stanche di regnare e fanciulle ubbidienti, il cui destino era scritto nel nome con cui nascevano. “Cosa vuoi fare da grande?” La domanda può sembrare inutile per una giovane principessa chiamata Regina!
E se invece la nostra Regina coltivasse in segreto un desiderio diverso, lontano dal futuro che si prospetta per lei? Quanto coraggio ci vuole per ribellarsi a un destino che ci sta stretto per dare ascolto al nostro talento più profondo? E cosa succederebbe se, per amore di chi ha scelto per noi, non riuscissimo a dire di no? Tra litigi, risate e danze sfrenate, le due sorelle metteranno alla prova la potenza della loro libertà, forse per esorcizzare la paura di diventare grandi nel modo più grigio, forse per ritrovarsi alla fine, un po’ più unite.

Quintoequilibrio è un’associazione che nasce nel 2016 dall’incontro tra artisti provenienti da diverse parti d’Italia (Piemonte, Sicilia, Valle d’Aosta, Lombardia, Emilia Romagna) ed Europa (Francia, Svizzera) con esperienze professionali eterogenee, che vanno dal teatro per le nuove generazioni, alla danza, al teatro circo. La compagnia si occupa di creazione di spettacoli che hanno sempre una compresenza e una commistione dei linguaggi “portati” dai singoli artisti che si scelgono per collaborare ad un nuovo progetto. Gli spettacoli di Quintoequilibrio sono distribuiti a livello nazionale ed internazionale ed hanno ricevuto negli anni riconoscimenti per la qualità della ricerca e del contenuto che propongono al pubblico. La compagnia ha uno sguardo attento nei confronti delle nuove generazioni, a cui dedica le sue creazioni, con l’intento di mettere in ascolto adulti e bambini, aprendo un dialogo su temi universali, a volte complessi e delicati, ma sempre affrontati con leggerezza, profondità e ironia.

CREDITI
da un’idea di Stefania Ventura
di e con Stefania Ventura e Gisella Vitrano
scene e luci Petra Trombini
suoni: Francesco Vitaliti
produzione Quintoequilibrio, in collaborazione con Teatro Evento
con il sostegno di Teatro Biondo e Spazio Franco
Spettacolo finalista al Premio Scenario Infanzia 2017

31 OTTOBRE

Charta

Bernardo Casertano | Fortezza Est | Teatro Akropolis

Charta è l’ultimo tassello di una trilogia sul tema della “condizione umana”.
Un percorso iniziato con Dino, ispirato da “Il re del plagio” di Jan Fabre, proseguito con Caligola – Assolo.1, dal Caligola di Albert Camus. La chiusura della trilogia trae spunto da due testi: Affabulazione di P.P. Pasolini e Pinocchio di Collodi, nella trasposizione di Carmelo Bene.
Si tratta di una descrizione personalissima dell’incognita della paternità. La visione di una esperienza enorme, che tanto può affascinare, quanto spaventare. È il tentativo di descrivere la sensazione a riguardo, attraverso la metafora di una prova apparentemente impossibile da superare, ma possibile
da affrontare. Un “padre” e un “figlio”, assolutamente interscambiabili, e l’atrocità con cui si sopprime troppo facilmente l’io figlio di fronte alla paternità.

Bernardo Casertano, attore e regista, nasce a Caserta, il suo teatro è segnato dall’incontro con personalità quali: Eugenio Barba e Julia Varley Odin Teatret, Danio Manfredini, Anton Milenin, Giancarlo Sepe, Sabino Civilleri, Manuela Lo Sicco (compagnia Sud Costa Occidentale di Emma Dante), Roberto Latini, Jean Paul Denizon, Roberto Castello.

CREDITI
Di e con: Bernardo Casertano
Disegno luci: Chiara Saiella
Produzione: Fortezza est e Teatro Akropolis

01 NOVEMBRE

Il canto della Sirena

Emma Dante | Sud Costa Occidentale

“Ogni volta che un bambino muore, scende sulla terra un angelo,
prende in braccio il bimbo morto, allarga le grandi ali bianche e vola in
tutti i posti che il bambino ha amato.”
H.C.Andersen

“Il canto della sirena” racconta la storia di una sirena che se ne sta ore e ore su uno scoglio a contemplare il mare. L’umido del mare le trapassa le ossa e raffredda il suo corpo che ama invece la terraferma da dove il mare è una distesa bellissima con un odore buono. Ogni sera, Agnese, la più piccola di sei sorelle, con la pelle delicata come petali di rosa e gli occhi chiari come laghi profondi, canta a riva sotto le stelle, finché un giorno, a causa di una terribile tempesta, vede affondare una nave. Agnese si tuffa e salva un principe che sta per affogare. Lo riporta a riva e se ne innamora perdutamente. È a questo punto che la sirena fa la sua scelta: rinunciare alla coda di pesce per inseguire il grande amore. È disposta a tutto Agnese e chiede alla strega del mare il sortilegio. Avrà due gambe per correre dal suo principe e in cambio darà alla strega la sua voce. Ma non è tutto, il rischio è più grande: se il principe non ricambierà il suo amore, Agnese diventerà schiuma del mare. La sirena accetta tutto, anche di morire, e in una mutazione dolorosissima la sua coda si divide in due, generando le gambe di una donna senza voce. Il suo principe sarà disposto ad amarla? E la sirena si sentirà a casa sulla terraferma, oppure comincerà ad avere freddo? Si salverà Agnese o cadrà nell’abisso profondo del suo triste destino? Lo scopriremo ascoltando la sua storia, drammatica come sono le favole, ma leggera com’è la brezza del mare.

Emma Dante nasce a Palermo nel 1967. Attrice, regista e autrice si è diplomata a Roma nel 1990 all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico. Fonda la compagnia Sud Costa Occidentale a Palermo nel 1999. Gli spettacoli in repertorio dal 2000 al 2010 in Italia e all’estero sono: mPalermu; Carnezzeria; Vita mia; Mishelle di Sant’Oliva; Medea; Il festino; Cani di bancata, Le pulle.
Dal 2011 mette in scena gli spettacoli: La trilogia degli occhiali – 2011; Verso Medea – 2012; Le sorelle Macaluso – 2014 che ha vinto il premio Le Maschere per il miglior spettacolo e il premio Ubu per la messa in scena e il miglior spettacolo; Operetta burlesca – 2014; La Scortecata – 2017, Bestie di scena – 2017, Fable pour un adieu – 2019, Misericordia – 2020, Pupo di zucchero, 2021, Il tango delle capinere, 2023.
Dal 2014 al 2020 Emma Dante è regista principale al Teatro Biondo e direttrice della “Scuola dei mestieri dello spettacolo” costituita all’interno del Teatro Stabile della città di Palermo.
All’opera ha diretto nel 2009 al Teatro alla Scala “Carmen” di Bizet diretta da Daniel Barenboim; nel 2012 all’Operà Comique “La muta di Portici” di Auber; al Teatro Massimo di Palermo nel 2014 “Feuersnot” di Richard Strauss, nel 2015 “Gisela!” Di Hans Werner Henze, nel 2017 “Macbeth” di G. Verdi; al Teatro dell’Opera di Roma nel 2016 firma la regia de “La Cenerentola” di Rossini e nel 2019 “L’Angelo di Fuoco” di Prokof’ev; al Teatro Comunale di Bologna nel 2017 il dittico: “Voix Humaine” e “Cavalleria Rusticana”; al Teatro San Carlo di Napoli “La Boheme” nel 2021; al Teatro Massimo di Palermo nel 2022 “I vespri siciliani” di Giuseppe Verdi; al Teatro dell’Opera di Roma nel 2022 firma la regia de “Dialogues des Carmélites” Musica di Francis Poulenc; direge nel 2023 al Teatro alla Scala “Rusalka” di Antonín Dvořák.
Al cinema ha diretto “Via Castellana Bandiera”, 2013, in concorso alla 70 edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, a conclusione della quale Elena Cotta vince la Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile; “Le sorelle Macaluso” , 2020, presentato in concorso alla 77ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, Premio miglior film e migliore regia ai Nastri d’Argento – 2021, premio miglior film Globo d’Oro 2021.

CREDITI
liberamente tratto da: “La Sirenetta” di H.C. Andersen
testo e regia: Emma Dante
con: Viola Carinci, Davide Celona, Stephanie Taillandier
Luci: Cristian Zucaro
Coordinamento e distribuzione: Daniela Gusmano
Produzione: Atto Unico / Sud Costa Occidentale

01 NOVEMBRE

Saro

Domenico Ciaramitaro | FlimFlam | Il Teatrino

Lo sguardo e il cuore di Saro sono pieni del mondo in cui lui non può vivere. Saro è un ragazzino “difettato”, con una gamba di legno, costretto a vivere dentro una stanza e a osservare da una terrazza, di nascosto da sua madre, la vita che scorre senza di lui. Osserva “la partita del mondo”, giocata ogni giorno dai bambini del rione, in un cortile della periferia di Palermo. Saro ormai li conosce tutti e ne parla con i suoi due unici amici, due marionette di legno – come la sua gamba – che gli ha regalato sua madre. “Lui è Vicè e lui è Calò, con loro puoi parlare”, e con nessun altro: la signora Carmela si vergogna troppo di quel figlio che, per lei, è una croce che non vorrebbe portare.
Tutti i bambini hanno visto la sua testa spuntare dal davanzale della terrazza: “Vieni a giocare con noi”, ma a Saro non è permesso confondersi tra le strade e i vicoli del mondo. Gli basterebbe scendere, per essere felice. Per dimenticare le risa, le sentenze dei dottori, lo sguardo severo di sua madre: basterebbe avere il coraggio di scendere in strada per provare a essere solo un bambino, senza quell’odioso aggettivo, “difettato”, a qualificarlo.

Informazioni in linguaggio facile sullo spettacolo

Spiegazione dello spettacolo teatrale in linguaggio facile

Domenico Ciaramitaro si forma alla Scuola del Teatro Stabile “Biondo” di Palermo, dove studia con Emma Dante e altri Maestri di alto calibro. Dopo una lunga tournée in Europa, fonda “Il Teatrino”, uno spazio diventato ormai un cult nel capoluogo siciliano. Tra le sue interpretazioni più recenti, stavolta nel cinema, c’è il ruolo di Fofò nel film “La Stranezza” di Ficarra e Picone.

CREDITI
Testo di: Domenico Ciaramitaro
Regia: Domenico Ciaramitaro / Francesco Cristiano Russo
Assistente alla regia: Emanuela Fiorenza
Produzione: FlimFlam / Il Teatrino
Tecnico luci: Gabriele Gugliara
Costumi: Dora Argento

01 NOVEMBRE

Naäm Quintet

Naäm Quintet | Curva Minore

NAÄM QUINTET è un progetto che nasce nel 2019 inizialmente come “busker”, dall’unione di cinque studenti del Dipartimento Jazz del Conservatorio A. Scarlatti di Palermo, e ha l’intento di unire una musica prettamente etnica (in particolare balcanica) con delle sonorità sperimentali, le quali sono determinate dall’incontro di strumenti anche elettrici e dall’uso di effettistica. 
Il repertorio comprende musiche di compositori come: John Zorn, Goran Bregovic, ma anche brani originali scritti dagli stessi componenti, oltre ad arrangiamenti di composizioni classiche rivisitate in chiave balcanica.

CREDITI
Alto Sax: Letizia Guastella
Chitarra: Elisa Zimbardo
Basso elettrico: Saro Castiglia
Percussioni: Federico Mordino
Batteria: Manfredi Crocivera

02 NOVEMBRE

Se come il viso si mostrasse il core

Giuseppe Muscarello | PinDoc | Muxarte

L’idea nasce da un percorso di ricerca che intende non soltanto entrare ancora di più nell’intimo di una tradizione, quella pupara, alla quale guardiamo come parte viva della nostra terra e della nostra città, ma intende altresì rielaborare e scardinare tale tradizione in vista di altre figurazioni. A partire dalla prosecuzione dell’ultima creazione I PUPI – Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori…, tappa fondamentale del processo di creazione che ha accompagnato gli ultimi anni della ricerca e trasmissione del gesto del coreografo Giuseppe Muscarello, nasce l’esigenza di esplorare il carattere, la gestualità, i campi di gioco di nuovi personaggi, con la ricchezza/retaggio del bagaglio che ha portato alla creazione di una tecnica – non precostruita – di disantropomorfizzazione del corpo e di una sua pupo-morfizzazione.

Giuseppe Muscarello è coreografo, danzatore, performer, collabora da oltre vent’anni con numerose compagnie di danza italiane oltre che con registi di cinema e teatro.
La sua carriera da danzatore solista inizia nei primi anni ‘90 e si sviluppa in molteplici e svariate forme: dal 1995 al 1999 si specializza in danze aeree e acrobatiche danzando in numerose piazze europee.
Da anni svolge attività di formazione di danza e movimento scenico per danzatori e attori professionisti in tutta Italia. Negli ultimi mostra particolare attenzione al teatro firmando i movimenti di scena di numerose opere teatrali. Dal 2017 Muscarello è direttore artistico e fondatore di ConFormazioni Festival di danza e linguaggi contemporanei che si svolge a Palermo che ospita ogni anno compagnie tra le più significative del panorama della danza nazionale ed internazionale rappresentando così un polo della danza contemporanea al sud.

Restituzione residenza progetto cura

CREDITI
Con: Giuseppe Muscarello
Regia e drammaturgia: Giuseppe Muscarello e Alessandra Fazzino
produzione: Pindoc / Muxarte

02 NOVEMBRE

Deriva

Gunda Gottschalk | Curva Minore

DERIVA è un’improvvisazione guidata dai movimenti dell’acqua. Il moto ondoso ricorrente del mare, la direzione di scorrimento di un fiume o di un torrente o la superficie di un lago in cui viene gettato un sasso sono immagini che confluiscono nell’improvvisazione. I suoni del violino si muovono attraverso la corrente, scorrendo a volte lentamente a volte velocemente e portando il pubblico in un viaggio attraverso acque diverse.

Gunda Gottschalk (violino, viola) è un’artista che combina musica improvvisata e contemporanea con danza, teatro, film, composizione, arti visive e letteratura. Dal 1995 al 2002 ha suonato nell’ensemble Global Village di Peter Kowald. Collabora regolarmente con Peter Jacquemyn, Xu Fengxia, Sebastian Gramss, Ute Völker, Carl Ludwig Hübsch e molti altri. Con i suoi ensemble si esibisce in festival di musica contemporanea. È l’iniziatrice di diversi progetti su larga scala: Orchestra Exchange China, teatro musicale I 10 comandamenti del clown e 2 grandi opere partecipative con i Wuppertaler Bühnen e 140 bambini e ragazzi di Wuppertal. Attualmente sta lavorando a un allestimento dal vivo del radiodramma “Die Zikaden” di Ingeborg Bachmann.

03 NOVEMBRE

Amadou nella pancia della balena

Yousif Latif Jaralla | Curva Minore

C’è sempre un’altra storia nell’intimo di un naufrago; una storia mai raccontata, perché egli deve fare ancora i conti con il suo senso e il non senso. Forare la sua corazza, decifrare i dettagli, capire i suoi impulsi dolenti, stringere i suoi fili, trovare le radici, rimettere insieme i cocci per vedere quello che manca, quello che egli ha perduto nel viaggio sbagliato. A forza di pensarci e insistere ossessivamente nella memoria, egli rimane prigioniero dei propri cunicoli della mente e del ricordo non si vuol liberare più. Il mondo non spiega perché il sogno e la speranza di un naufrago diventano cause di tormento e di dolore.

Amadou nella pancia della balena racconta tre storie di tre ragazzi africani persi in quei cunicoli. Tre viaggi sbagliati con una storia che le raccoglie tutte che è la cronaca del quarto viaggio, quello di un robot che scandaglia i fondi del mare alla ricerca di relitti, uomini e sogni.

Yousif Latif Jaralla è un cantastorie e narratore iracheno. Stabilitosi in Italia dal 1980, realizza spettacoli sulla guerra, l’Iraq, le condizioni del Sud del mondo, la spiritualità mediorientale. I suoi spettacoli propongono una tecnica che si manifesta mediante una circolarità ritmata, propria alla narrazione rituale sufi.

CREDITI
di e con Yousif Latif Jaralla
musica: Riccardo Palumbo

03 NOVEMBRE

Sentimento oceanico

Michael Bruce Cooper | Curva Minore

Mike Cooper mette a disposizione una grande quantità di tecnica e di improvvisazione in una serie di composizioni simili a isole, che alla fine formano un arcipelago sonoro insolitamente divergente, in cui il flusso e il riflusso si susseguono nel modo migliore che si possa immaginare. Un oceano di suoni ci attende – a volte calmo e fluente, a volte agitato e inaspettato, ma sempre esperienziale.

La musica di Cooper è incentrata sull’improvvisazione e sulla composizione istantanea. Lo strumento principale che usa è una chitarra Lap-Steel o hawaiana, uno strumento solitamente associato alla musica hawaiana o al country americano. La sua intenzione è stata quella di liberarla da quel cliché e da quei generi.
La Lap Steel guitar è usata per suonare musica in molti altri luoghi e stili in tutto il mondo, come il vietnamita, il coreano, l’indonesiano, ecc; queste musiche hanno influenzato il suo modo di suonare così come la libera improvvisazione, il free jazz, il blues, il pop contemporaneo.

04 NOVEMBRE

Apocalypse No - Ep.1

Maziar Firouzi e Federico Pipia | Civilleri Lo Sicco

Apocalypse No è un dispositivo spaziale e immersivo site specific che riflette sul rapporto tra tecnologia, performance e fruizione. Il fulcro attorno al quale ruota la costruzione della performance è quello della percezione degli eventi scenici e audiovisivi nel tentativo di disinnescare una narrazione lineare rompendo la distanza e la subordinazione che divide fruitore e perfomer.
Apocalypse No è un incontro al buio all’interno del quale ogni persona dovrà negoziare costantemente con gli altri e col dispositivo il proprio ruolo, all’interno di un lavoro che fonda la sua ricerca sul suono, la parola e il corpo indagando le loro possibilità evocative.
L’Episodio 1, puntata pilota di questo studio, sarà focalizzato sul rapporto tra uomo, macchina, manipolazione e riproduzione.

Federico Pipia è un compositore, sound designer e regista, nato a Palermo nel 1996. La sua ricerca musicale si incentra sulla contaminazione tra generi differenti, sull’utilizzo dello spazio come elemento narrativo e sulla combinazione tra strumenti, oggetti e nuove tecnologie. Come regista si occupa di spettacoli di teatro sonoro, performance e cortometraggi.
Maziar Firouzi, attore e performer italo-iraniano. Ha lavorato, tra gli altri con Emma Dante, Sebastiano Riso, Vincenzo Pirotta, Donato Rotunno, Marta Savina e ha studiato con Pierfrancesco Favino. In ambito performativo/sperimentale ha collaborato con: Industria Indipendente, Ra di Martino, Silvia Calderoni e Ilenia Caleo, Diego Gualandris, Francesco Pedraglio, Alterazioni Video e i Masbedo.

CREDITI
Regia, Drammaturgia, Performer: Maziar Firouzi, Federico Pipia
Drammaturgia e Regia Sonora, Regia Video, Musiche, Live Electronics: Federico Pipia

04 NOVEMBRE

10 Kg

Antonella Amirante | Cie AnteprimA

10 kg nasce in Francia da un incontro, da una storia vera: Il percorso inaspettato di un’adolescente nata in una famiglia borghese e atea che abbandona le sue radici e il suo paese per diventare la terza moglie di un salafita pietista. Il percorso di sua madre che cerca di mantenere il legame con la figlia nonostante le scelte estreme a cui la conduce la sua ricerca di identità. Uno spettacolo in cui la materia tessile che compone la scenografia si lega con il suono e il corpo.

Antonella Amirante é nata e cresciuta a Torino. Diplomata in scienze politiche, segue parallelamente una formazione di danza classica, contemporanea, e teatro. In Francia, lavora come attrice per diverse compagnie e principalmente con Cosmos Kolej che le permette di recitare sui principali palchi nazionali e internazionali. Nel 2008 crea la Compagnia di teatro AnteprimA con sede a Lione, con cui propone spettacoli che trattano tematiche d’attualità collaborando con autori contemporanei francesi e italiani.La compagnia AnteprimA é sostenuta in Francia dalla DRAC (Direzione regionale del Ministero della Cultura), la Regione Auvergne-Rhône-Alpes, e la Città di Lione.

CREDITI
concezione e regia: Antonella Amirante
scenografia e costumi: Alex Costantino
universo sonoro: Nicolas Maisse
creazione luci: Juliette Besançon
con: Eva Blanchard e Pamela Toscano
Fondazione Nuovi Mecenati La Fédération-Lyon, Theatre delle Briciole-Parma, ZO Centro Culture Contemporanee-Catania
Testo :Lau Nova
Foto: @Juliette Besançon

05 NOVEMBRE

Ali

Teatro la Ribalta | Kunst Der Vielfalt | Antonio Viganò

Ali è il racconto di un incontro tra un giovane uomo qualunque, un po’ disilluso e pessimista, e un individuo con due ferite rosse sulle spalle, un angelo caduto che ha voglia di soffrire e di amare come fanno tutti gli esseri umani. La creatura, scesa dal cielo attraverso un palo della luce, chiede, interroga, vuole capire il perché di ogni cosa. È curioso e ingenuo come un bambino.
Tra i due si stabilisce una rete di interrogativi reciproci, di curiosità, di conflitti che fanno scoprire all’angelo sentimenti e sensazioni mai provate prima.
L’angelo e l’uomo si incontrano, si scontrano, lottano, si riconoscono a vicenda, si agguantano e si sfiorano in una danza della vita fino alla morte. Scoprendo ricordi seppelliti sotto mucchi di sassi, l’angelo mette a nudo la vita dell’uomo, i suoi dolori e le sue gioie.

Il Teatro la Ribalta – Kunst der Vielfalt è una comunità di danzatori e attori-di-versi fondata nel 2012 a Bolzano. Lavoratori dello spettacolo dal vivo che sono stra-ordinari solo e unicamente nel loro modo di essere in scena e per la professionalità che hanno scelto di praticare.
Vincitrice del Premio Eolo 2015 e 2018 per gli spettacoli “H+G“ e “Superabile“ quali migliori novità dell’anno nel settore teatro infanzia e gioventù; del Premio della Critica 2015 promosso dall’Associazione nazionale critici di teatro nonchè del Premio speciale UBU 2018 “per la qualità della ricerca artistica, creativa e politica in ambiti spesso marginali e con attenzione capillare alla diversità” e Premio Hystrio – Altre Muse 2021 “per aver reso la pratica teatrale strumento di inclusione sociale a 360 gradi”.

CREDITI
Testo: Gianluigi Gherzi, Remo Rostagno, Antonio Viganò
Regia: Antonio Viganò
Coreografie: Julie Anne Stanzak (Tanztheater Wuppertal)
Direzione di produzione: Paola Guerra
Con: Michael Untertrifaller e Jason De Majo
Ispirato allo spettacolo ALI del 1993 una coproduzione Le Grand Bleu e Teatro la Ribalta (premio ETI stregagatto 1995)
Produzione: Teatro la Ribalta-Kunst der Vielfalt – Lebenshilfe Südtirol
Un omaggio a Joseph Scicluna
Direzione tecnica: Melissa Pircali

05 NOVEMBRE

Pura Bossa Nova

Alessandro Panicola | Curva Minore

La musica brasiliana è un luogo straordinario in cui si sono amalgamati strumenti, grammatiche, ritmi e armonie lontani nel tempo e nello spazio. Tuttavia, questa mistura apparentemente casuale ha dato origine a una costruzione musicale talmente solida e leggibile che su di essa si fonda l’immagine stessa dell’identità nazionale brasiliana. Alessandro Panicola compie ormai da anni un’attenta ricerca sulla musica brasiliana d’autore e sulle sue forme espressive più genuine ed autentiche puntando l’attenzione sulla Bossa Nova e sulle sue complesse evoluzioni armoniche.
Ogni concerto è un viaggio che ripercorre, attraverso un ricchissimo repertorio, i grandi classici della canzone brasiliana d’autore da Dorival Caymmi a Caetano Veloso passando per Antonio Carlos Jobim e gli altri storici compositori del Samba-Canção. L’esecuzione può avere anche la forma di un “concerto ragionato” con interventi esplicativi sulle tecniche e i concetti del Samba e della Bossa Nova. Talvolta anche gli spettatori vengono coinvolti nel concerto a suonare insieme al musicista delle piccole percussioni in una sorta di improvvisazione collettiva.

Alessandro Panicola è un personaggio poliedrico: ingegnere nel titolo, musicista nell’animo, fisico per passione. Quando si imbatte per caso nella figura di João Gilberto rimane assolutamente affascinato e intraprende un lavoro di ricerca sulla Bossa Nova e sull’universo musicale brasiliano e decide di abbandonare la carriera universitaria per dedicarsi totalmente alla musica. Nel 1999 inizia l’intensa attività concertistica da solista (chitarra e voce), prima nella città di Palermo poi in tutta Italia e soprattutto a Roma dove ha modo anche di avvicinarsi anche allo studio delle percussioni e delle concatenazioni ritmiche brasiliane. Si trasferisce poi a New York dove partecipa attivamente al fermento musicale degli storici locali del Greenwich e dell’East Village nel cuore musicale di Manhattan. Si interessa anche alla ricerca scientifica relativamente ai legami tra musica, fisica e matematica.

06 NOVEMBRE

(In)visibile

Giulia Messina | Uniamoci APS

Invisibile è il dolore, il ritiro sociale, l’asimmetria, la rassegnazione. Visibili sono invece le storie di vita quotidiana messe in scena, fatte di discriminazione, luoghi comuni e incomprensione. Persone comuni che insieme condividono ironicamente le gioie e i dolori del loro essere nel mondo.
Insieme raccontano, urlano, ballano contro gli stereotipi e i pregiudizi che attraversano la società. (In)visibile è uno spettacolo nato in Serbia, durante una residenza artistica con minori orfani, giovani disoccupati e persone disabili. Insieme hanno creato una compagnia di teatro. Il teatro applicato al sociale diventa così uno strumento per svelare le connessioni tra esseri umani e per incentivare una profonda critica sociale sul tema della discriminazione.

Uniamoci è un’associazione di promozione sociale attiva a Palermo, nel quartiere di Brancaccio, dal 2008 nell’ambito dell’inclusione sociale di soggetti giovani/adulti con disabilità. Essa svolge la propria attività nel settore dell’integrazione/inclusione, dell’educazione, della tutela e dell’assistenza sociale delle persone con disabilità, dell’animazione ed educazione giovanile. Lo spirito di Uniamoci è quello di sviluppare il
dialogo, analizzare, comprendere e accettare in un clima di rispetto reciproco la diversità di ognuno di noi. La diversità è un fatto umano ed è tramite l’educazione e la conoscenza, il confronto e l’interazione a livello multigenerazionale che si sviluppano quei principi di inclusione e tolleranza nel rispetto di ogni individuo tali da favorire la creazione di una società pienamente Europea.

CREDITI
Il progetto è una co-produzione internazionale inclusiva co-finanziata da Europa Creativa, coordinata da CEPORA (Serbia), in partenariato con Uniamoci (Italia) ed Empiria Teatar (Croazia).

Formazione

FORMAZIONE CONTINUA

Un’agenda di incontri di formazione artistica rivolti ad artisti e performer

28 OTTOBRE

Olivier Dubois

Masterclass

Cercare un corpo in uno stato di consapevolezza e azione attraverso stabilità/instabilità, torsione del corpo, esplosività, elasticità e tonicità della colonna vertebrale. Un corpo musicale, strutturato e terreno, dove il lavoro mnemonico della partitura e la crescita dell’interprete, con le sue peculiarità, sono strettamente legati.

La Masterclass si concentrerà su diverse gamme di esplorazioni, come un rito di passaggio verso l’incarnazione di un corpo teatrale di Dubois: integrazione di una complessa partitura coreografica Stamina Self and the group Metamorphosis, “La metamorfosi”, la trasformazione di una persona in un essere danzante, al tempo stesso glorioso e vulnerabile. Questa metamorfosi implica la deviazione delle abilità precedentemente apprese, per riconquistare un’abilità selvaggia, dove la tecnica essenziale è al servizio dell’istinto.

Partecipazione con selezione
per maggiori info contattare:genialabart.info@gmail.com
Tel: +39 3397851623

A chi è rivolto: per il livello richiesto, questa masterclass sarà tecnica, quindi sono necessari danzatori professionisti o studenti con solide competenze nella danza, di età maggiore di 15 anni (max 20 persone).

Costo:
Il workshop dalla durata di 3 ore ha un costo di: 40 €
Il workshop dalla durata di 6 ore ha un costo di: 70 €

Call uditore/trici (max 10 persone)
Costo: 

Il workshop dalla durata di 3 ore ha un costo di: 5 €
Il workshop dalla durata di 6 ore ha un costo di: 8 €

Come iscriversi:
inoltrare curriculum e una foto alla mail genialabart.info@gmail.com specificando nell’oggetto il nome o il titolo del laboratorio/masterclass.

Scadenza:
15 ottobre 2023

29 OTTOBRE

Ambra Senatore

Masterclass "In relazione"

La presenza e la relazione con gli altri e con lo spazio sono al centro della masterclass di Ambra Senatore. La giornata si apre con una fase di improvvisazione guidata che mira ad amplificare l’ascolto del presente e del gruppo, nell’intento di trovare movimenti e stati del corpo il più possibile liberi da un’origine volontaria.
In un secondo tempo si condividono processi di composizione istantanea, attraverso giochi che coinvolgono l’uso del corpo, del viso, della voce.

Partecipazione con selezione
per maggiori info contattare: genialabart.info@gmail.com 
Tel: +39 3397851623

A chi è rivolto:
a danzatori/danzatrici professionisti, di età maggiore di 15 anni (max 20 persone).

Costo:
Il workshop dalla durata di 3 ore ha un costo di: 40 €
Il workshop dalla durata di 6 ore ha un costo di: 70 €

Call uditore/trici (max 10 persone)
Costo:
Il workshop dalla durata di 3 ore ha un costo di: 5 €
Il workshop dalla durata di 6 ore ha un costo di: 8 €

Come iscriversi:
inoltrare curriculum e una foto alla mail genialabart.info@gmail.com specificando nell’oggetto il nome o il titolo del laboratorio/masterclass.

Scadenza:
15 ottobre 2023

30 OTTOBRE - 01 NOVEMBRE

Thollem McDonas

Workshop "Omni-Idiomatic"

I workshop di Thollem esplorano la collaborazione spontanea di grandi gruppi, le dinamiche di gruppo egualitarie, gli esercizi di ascolto attivo, la risposta all’ambiente e il suono dello spazio.
Il laboratorio è incentrato sull’esplorazione sonora come processo collaborativo, si sviluppa in modo organico a partire dall’input forniti dai partecipanti: una progressione naturale che genera un’improvvisazione strutturata.
Durante l’ultima giornata del workshop è prevista una sessione di registrazione finale, che costituirà il focus generale del workshop stesso.

Thollem, nato e cresciuto nella baia di San Francisco, è un pianista, tastierista, compositore, improvvisatore, cantautore, attivista, autore e insegnante perennemente in viaggio. Il suo lavoro è in continua evoluzione. Conosciuto a livello internazionale come pianista acustico nel mondo del free jazz e post-classico, come frontman della band agit-punk italiana Tsigoti, come tastierista elettronico in una moltitudine di progetti musicali e come membro della Sicilian Improvisers Orchestra.

Partecipazione con selezione
per maggiori info contattare: genialabart.info@gmail.com 
Tel: +39 3397851623

A chi è rivolto:
non è richiesta una preparazione musicale specifica.

Costo:
il laboratorio ha un costo di 50 € a persona
Ogni partecipante dovrà essere autonomo per quanto riguarda eventuali spese di viaggio, vitto e alloggio ma potrà usufruire delle convenzioni del festival.

Come iscriversi:
inviare una mail genialabart.info@gmail.com specificando nell’oggetto il nome o il titolo del laboratorio/masterclass.

01-05 NOVEMBRE

Marie Lelardoux | Compagnie Émile Saar

Laboratorio "Guardare le parole"

Il laboratorio partirà dai principali strumenti del lavoro della Compagnia: stato di presenza, acutezza, suono delle parole e delle voci. L’obiettivo è riuscire a vedere attraverso le parole, e ancora oltre, in un percorso che ci condurrà verso una sempre maggiore consapevolezza e sviluppo dell’immaginazione. Lavoreremo alla messa in spazio di un “quadro scenico”, attraverso voci, suoni, movimenti e parole.
La materia da cui tutto nascerà, saranno le parole di alcune interviste e registrazioni che la regista raccoglierà durante i giorni del festival. Queste parole saranno messe in relazione con alcuni quadri della storia dell’arte e contaminate dallo spazio dove si svolgerà il laboratorio. Un’attenzione particolare sarà riservata alla costituzione e le relazioni del gruppo e alle pratiche di ascolto collettivo.

Partecipazione con selezione
per maggiori info contattare:genialabart.info@gmail.com
Tel: +39 3397851623

A chi è rivolto:
performer, attori, attrici, danzatori, danzatrici e cantanti. Ognuno di loro lavorerà con le sue proposte e con il suo linguaggio scenico.

Costo:
il laboratorio ha un costo di 100 €
Ogni partecipante dovrà essere autonomo per quanto riguarda eventuali spese di viaggio, vitto e alloggio ma potrà usufruire delle convenzioni del festival.

Come iscriversi:
inoltrare una breve BIO e un “autoritratto scritto” (tra 10 righe ed 1 pagina) alla mail genialabart.info@gmail.com specificando nell’oggetto il nome o il titolo del laboratorio/masterclass.

Scadenza:
10 ottobre 2023

Prima Onda Fest – III Ed.

SETTEMBRE / OTTOBRE 2022

26/27 OTTOBRE

Le frequenze della memoria

Collettivo FrazioniResidue

La capacità di mantenere in memoria le informazioni dipende dalla velocità di alcune particolari onde cerebrali, ognuna caratterizzata da una differente frequenza. Credendo fortemente nell’importanza dell’eredità dei luoghi, il progetto Le frequenze della memoria è un attraversamento da percorrere insieme a coloro che li hanno vissuti. L’installazione finale è infatti il risultato di una ricerca sul campo attraverso interviste e fotografie agli abitanti over70 del quartiere Brancaccio, costa sud-est di Palermo. Un viaggio in cui la fisionomia dei volti, la qualità degli sguardi, la poesia della memoria, dialogano con l’acqua, elemento primordiale e presente nella città e nel quartiere.

La memoria sta già svanendo, è necessario lasciarne traccia.

FrazioniResidue è un gruppo di ricerca, nato nel 2017 e composto da Dario Muratore, Giovanni Magaglio, Simona Sciarabba e Fulvia Bernacca. Si muove tra Firenze, Roma e la Sicilia e da più di un anno sta conducendo un’indagine sulla memoria dei luoghi.

CREDITI
Un progetto di FrazioniResidue
Produzione Genía LabArt
Coproduzione Associazione Babel
In collaborazione con Centro Padre Nostro Pino Puglisi

26 OTTOBRE

L'amica geniale a fumetti

Fanny & Alexander

Chiara Lagani porta in scena i testi di Elena Ferrante nella riduzione che ne ha fatto per il fumetto composto assieme a Mara Cerri. Alle sue spalle, i disegni del libro, per dar corpo e volto ai momenti evocati dalle parole del racconto.
La storia dell’amicizia tra due donne seguendo passo dopo passo la loro crescita individuale, il
modo di influenzarsi reciprocamente, i sentimenti, le condizioni di distanza e prossimità che nutrono nei decenni il loro rapporto. Sullo sfondo, una città/mondo dilaniata dalle contraddizioni del passato, del presente e di un futuro dai confini feroci che faticano ancora a delinearsi con nettezza.

In seguito allo spettacolo ci sarà una conversazione con Chiara Lagani, Mara Cerri, Genìa Laboratorio Artisti Palermo ed Eleonora Lombardo.

Fanny & Alexander è una bottega d’arte fondata a Ravenna nel 1992 da Luigi de Angelis e Chiara Lagani che dalla contaminazione culturale di diversi linguaggi, come teatro, arti visive, letteratura, musica, crea spettacoli, live-performance, opere liriche e installazioni intessendo reti interdisciplinari e innescando interazioni di forme e contenuti classici con la sperimentazione e le nuove tecnologie.

CREDITI
Dalla graphic novel di Mara Cerri e Chiara Lagani (Coconino/Fandango) sull’Amica geniale di Elena Ferrante (Edizioni E/O)

di e con Chiara Lagani
Regia, video, musiche Luigi De Angelis
disegni Mara Cerri
cura del suono e supervisione tecnica Vincenzo Scorza
Organizzazione Maria Donnoli, Marco Molduzzi
comunicazione e promozione Maria Donnoli
una produzione E / Fanny & Alexander

27 OTTOBRE

Esercitazioni Ritmiche Palermo. Il trattamento delle onde

Claudia Castellucci / Socìetas

Il ritmo è stato il principale asse di insegnamento per Claudia Castellucci e ha caratterizzato il suo lavoro di artista: con le Scuole da lei create e con l’invenzione di modelli ritmici, riferibili al movimento fisico e alla riflessione teoretica. Le Esercitazioni Ritmiche riproducono, in poco tempo, il modo di studiare e di sperimentare di queste Scuole, prendono il nome della città in cui si insediano e si concludono con una danza.

Le Esercitazioni Ritmiche di Palermo propongono uno studio che terminerà con la danza Il trattamento delle onde, basato sul suono delle campane. L’ascolto di questi antichi oggetti sonori rivela la parte negativa del suono; la loro eco si prolunga nel tempo e incontra, durante la sua dispersione, nuovi rintocchi. La sequenza dei battimenti che continuano a galleggiare nell’aria genera coincidenze aleatorie e ritmi, differenti e compresenti. La consistenza spettrale del suono fonda una capacità di ascolto che stringe insieme la presenza e la memoria (una presenza che non passa). I ‘trattamenti’, cui il titolo della danza fa riferimento, sono i colpi, i movimenti e le sospensioni che si effettuano con un bastoncello di nocciolo.

Claudia Castellucci ha caratterizzato il suo lavoro di artista sul ritmo: con le Scuole da lei create – o di lungo corso, nella sua città, Cesena, o di breve durata, in altre città – e con l’invenzione di modelli ritmici, riferibili al movimento fisico e alla riflessione teoretica.

CREDITI
Direzione e Coreografia di Claudia Castellucci
Musica Stefano Bartolini
Insegnamento coreutico Sissj Bassani
Organizzazione Camilla Rizzi

27 OTTOBRE

Intérieur table (Sur le jour fugace)

Marie Lelardoux / Compagnia èmile saar

“Qualsiasi somiglianza con persone, situazioni o eventi non può essere pura coincidenza”

Intérieur table (Sur le jour fugace) ispirandosi a scene di film è uno spettacolo teatrale che tratta, senza alcuna cronologia, il momento universale del pasto in famiglia, tra i silenzi tra sconosciuti così vicini, rappresenta ciò che sfugge in questi tempi familiari attorno al tavolo (ciò che non vediamo, ciò che non viene detto, ciò che indovina, tutto ciò che struttura l’individuo e ogni ora della vita).
Lo spettacolo si costruisce come una serie di rituali, un insieme di frammenti di vita quotidiana, legati dalla presenza permanente dei tre attori, attraversati e abitati da queste figure cinematografiche, appartenenti alla memoria collettiva. In questo susseguirsi di situazioni, la mostra invita a vedere come attraverso una finestra: “In questo buco nero o luminoso vive la vita, sogna la vita, soffre la vita”.

Marie Lelardoux, dopo gli studi universitari in teatro e studi letterari, si focalizza sul desiderio di “comporre” spettacoli, in un lavoro di scrittura e montaggio, ritmico e sensibile.
Crea nel 2003 a Marsiglia la Compagnia émile saar, dove svolge il suo lavoro di regia, le sue produzioni teatrali e radiofoniche, guidate da una riflessione sull’assurdità dell’esistenza e dalla ricerca di un morbido silenzio illuminante.
Oltre alle sue creazioni, partecipa, come interprete a laboratori di teatro-danza, si allena regolarmente in suono, archivi sonori, radio e voce fuori campo, assiste altri nelle loro creazioni e spesso si reca a Palermo (Sicilia) per spostarsi dalla sua lingua materna e mettere in discussione l’articolazione: pensiero/parola.

CREDITI
Regista: Marie Lelardoux
Luci: Béatrice Kordon
Suono: Antoine Perrin

28 OTTOBRE

Jump!

Opera Bianco

JUMP! affronta il problema del ritmo dell’uomo in dialogo con il ritmo del mondo. La danza è la risposta a una domanda implicita: come continuare a camminare nonostante tutto stia crollando? Il clown è la della condizione umana: Buster Keaton modifica continuamente il suo corpo e le leggi fisiche che lo riguardano in funzione di una marcia ostinata. Egli sfrutta i disastri per nutrire il ritmo delle sue gag. Pura danza in armonia con il movimento del mondo.
Lo spettacolo si svolge in uno spazio vuoto con una coppia di performer che lavora su azioni fisiche comiche, slapstick e gag. Su questo tessuto ritmico, due danzatori cercano l’essenza geometrica di un movimento “sgraziato”. La differenza dei linguaggi nello stesso spazio crea un dialogo ritmico, come musicisti con strumenti diversi per una stessa sinfonia. Un contrappunto continuo tra azioni concrete e movimenti astratti. Caduta, salto, sospensione.

Opera Bianco è un progetto di ricerca artistica di Vincenzo Schino, regista e artista visivo e Marta Bichisao, danzatrice e coreografa, l’evoluzione del gruppo Opera che dal 2005 al 2016 ha presentato lavori nei principali festival della scena contemporanea. Per natura legato a una continua ricerca, il gruppo si riconfigura costantemente attraverso collaborazioni e scambi. La molteplicità di linguaggi di cui si nutre crea esperienze performative immersive, in cui la sfida alla forma tradizionale di fruizione offre al pubblico posture, visioni e punti di vista alternativi.

CREDITI
concept, coreografia e regia: Marta Bichisao, Vincenzo Schino
performer: Samuel Nicola Fuscá. C.L. Grugher, Luca Piomponi, Simone Scibilia
suono: Dario Salvagnini
produzione: Pindoc, Opera Bianco
coproduzione: Fondazione Royaumont

Progetto promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese, in collaborazione con la Direzione Generale Spettacolo del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, nell’ambito del progetto “Vivere all’italiana sul palcoscenico”.

29 OTTOBRE

La Misura Umana

Teatro dei Venti

Studio per una produzione futura di teatro per gli spazi urbani

Il Teatro dei Venti con una serie di cantieri creativi, che comprendono seminari con artisti e comunità differenti, intende approfondire la propria ricerca per la creazione della nuova produzione di teatro negli spazi urbani, con debutto previsto nel 2025, per il ventennale della compagnia.
La loro ricerca vede un gruppo di persone come una sorta di divinità meccanica e la porta in trionfo. Una macchina che dovrà vivere di vita propria e che rappresenta la soluzione a tutti i problemi della comunità. Il miracolo accade, ma non dura a lungo: la comunità si smarrisce, dispera.
Lo studio intrapreso con La Misura Umana è il desiderio e il tentativo di dare risposta attraverso l’arte e il teatro ad alcune domande che riguardano il nostro vivere, le comunità e gli individui che le compongono. Se far parte di una comunità determina senso di appartenenza e volontà comune, le sfide e le pressioni a cui siamo sottoposti rendono questi elementi complessi e fragili. La visionarietà del teatro, le sue possibilità di anticipare il sociale attraverso l’intuizione, sono campo fertile per ragionare sulle concrete occasioni di trasformazione e alleanza tra persone, in cerca di proposte collettive.

Il Teatro dei Venti è una compagnia teatrale attiva in Italia e all’estero, nella creazione di spettacoli e nella realizzazione di progetti che accostano creatività e comunità in funzione di una efficace coesione sociale.

CREDITI
Regia: Stefano Tè.
Drammaturgia: Vittorio Continelli, Azzurra D’Agostino e Stefano Tè.
Con gli attori del Teatro dei Venti e i partecipanti al Seminario di creazione all’interno di Prima Onda Fest
Una produzione Teatro dei Venti con il sostegno del Ministero della Cultura e della Regione Emilia-Romagna.
Fotografia: Chiara Ferrin – Gombola

29 OTTOBRE

Wabi Sabi

Sofia Nappi/KOMOCO

Lo spettacolo di danza di Sofia Nappi dal titolo Wabi-Sabi, titolo che deriva dal giapponese, offre una visione del mondo incentrata sull’accettazione della transitorietà delle cose e sulla ricerca della bellezza nell’imperfetto, effimero e incompleto delle nostre vite. Wabi-Sabi esplora il nostro viaggio di vita come individui, perlopiù in costante insoddisfazione e in diversi stadi di tormento, e propone una riflessione sulla nostra esistenza. L’accettazione dell’essenza della nostra natura e della bellezza che si può trovare nell’imperfezione, porta crescita, rinnovamento e gioia.

Sofia Nappi è una danzatrice, coreografa a livello internazionale ma anche direttrice artistica e co-fondatrice del suo progetto KOMOCO.

CREDITI
coreografia: Sofia Nappi
danzatori: Sofia Nappi, Adriano Popolo Rubbio, Paolo Piancastelli
costumi: Sofia Nappi
disegno luci: Alessandro Caso
produzione: Sosta Palmizi con Sofia Nappi
con il sostegno di New Master Ballet con il comune di Sestri Levante, KOMMTANZ/Passo Nord
residenze Compagnia Abbondanza/Bertoni in collaborazione con il Comune di Rovereto
premiMenzione Speciale per il Premio Theodor Rawyler 2020

29 OTTOBRE

Light Touch

Alessio Distefano / CZD2 giovane Compagnia Zappalà Danza

Light touch è uno spettacolo di danza, portato in scena da Alessio Distefano che ci racconta come
annullarsi e assorbire le influenze esterne porta a ridurre ad un minuscolo spazio vitale quella speciale luce che dimora dentro ognuno di noi.
Le paure, quelle che ci portano a vivere e ad esplorare i nostri lati più oscuri anche se causano grande sofferenza diventano necessarie per riscoprirci, per far tornare in noi quella speciale luce di cui siamo sempre stati in possesso fin dalla nostra nascita, luce che eleva alla saggezza e che porta al perdono e alla gratitudine.

CZD2 è la giovane Compagnia Zappalà Danza, prodotta da Scenario Pubblico/ Centro di Rilevante Interesse Nazionale e composta da danzatori scelti al termine del percorso MoDem PRO e in possesso di ottime qualità tecniche oltre che di sensibilità e vigore, fonti indispensabili nelle nuove dinamiche e metodologie creative. Uno strumento creativo valido per la nuova generazione di coreografi.

Alessio Di Stefano è un danzatore siciliano che ha studiato a lungo in Italia, vincendo diversi premi importanti, che gli hanno permesso di lavorare e di iniziare il suo percorso coreografico, anche all’estero. Vanta collaborazioni con teatri, programmi tv e altro, ma è anche docente ospite per workshop coreografici in tutta Italia. Direttore e fondatore del primo “Spazio di Land” Catania e Vicedirettore dell’Accademia Vincenzo Bellini di Catania che dirige insieme a Lusymay Di Stefano.

CREDITI
concept e coreografia: Alessio Distefano
danzatori: Rebecca Bendinelli, Andrea Rachele Bruno, Laura Finocchiaro, Paola Fontana, Paola Tosto, Alessandra Verona, Giulia Berretta
Assistenti alla coreografia: Lusymay Di Stefano / Fernando Roldan Ferrer
Costumi: Giada Russo

una produzione Scenario Pubblico Centro di Rilevante Interesse Nazionale
con il sostegno di MIC Ministero della Cultura e di Regione Siciliana Ass.to del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo

30 OTTOBRE

OMNILELIOMATIC

SIO - Sicilian Improvisers Orchestra

Sicilian Improvisers Orchestra è il più importante ensemble siciliano di rilievo internazionale attivo sulla scena musicale. L’organico, composto da musicisti provenienti da diversi ambiti, si costituisce per eseguire musiche del nostro tempo, non facendo distinzione tra generi.
Una visione priva di limiti e schemi, che coniuga musica, cultura e società: non a caso la SIO ha affrontato i linguaggi più vari, spaziando dalle avanguardie storiche di matrice eurocolta, al minimalismo, al free jazz, alle varie forme dell’improvvisazione idiomatica e svolgendo una serie di residenze creative per l’esecuzione di nuove opere non soltanto legate a forme tradizionali di scrittura musicale.

CREDITI
Thollem McDonas: direzione e sintetizzatore
Benedetto Basile: flauto in do, flauto in sol, ottavino.
Marcello Cinà: sax alto e sax soprano.
Dario Compagna: clarinetto, clarinetto basso.
Eva Geraci: flauto in do, flauto basso.
Giuseppe Greco: chitarra acustica.
Alessandro Librio violino, viola.
Giuseppe Guarrella: contrabbasso.
Gandolfo Pagano: chitarra preparata.
Domenico Sabella: batteria e percussioni.
Giuseppe Viola: clarinetto, sax soprano.
Alessandra Pipitone : pianoforte.

30 OTTOBRE

Nik

Simona Bucci

Il progetto nasce da un profondo sentimento di gratitudine e ammirazione verso uno dei grandi maestri della danza del ‘900, Alwin Nikolais, innovatore del concetto di danza, che vede nell’analisi del movimento i fondamenti della sua ricerca per lo sviluppo di un processo artistico consapevole, unico e originale, non codificato e predefinito in schemi e stili. La sua definizione della danza è ancora oggi uno strumento prezioso per fornire ai danzatori la consapevolezza del gesto in rapporto alle leggi universali nella sua connotazione funzionale e creativa.
L’evento, condotto da Simona Bucci, si articolerà attraverso interventi di danza, parole e proiezioni di video inediti che seguono la metodologia del maestro Nikolais e vedrà l’intervento dei danzatori partecipanti alla masterclass.

Simona Bucci è una danzatrice, coordinatrice e docente, ma la sua attività è famosa per essere direttore artistico della Compagnia Simona Bucci, che fa da portavoce internazionale del processo pedagogico della Tecnica Nikolais-Louis.

CREDITI
lecture demonstration su Alwin Nikolais condotta da Simona Bucci
con il sostegno di Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Dip. dello Spettacolo, Regione Toscana

30 OTTOBRE

Life

Emiliano Brioschi

Ulrike Meinhof è tra i fondatori della RAF – Rote Armee Fraktion – gruppo terroristico responsabile dei più eclatanti attacchi allo stato tedesco. Roberto Peci viene sequestrato, imprigionato e condannato a morte dalle Brigate Rosse. La sua condanna a morte è la prima, in Italia, a essere ripresa da una videocamera. Due figure travolte dal fondamentalismo di un ideale. Da imporre, quello della Meinhof, che la porta a muovere una guerra contro lo stato. Da subire, quello di Peci, dove si mette in atto un processo del popolo in nome del popolo eseguito da esponenti delle BR.
Life vuole raccontarci gli ultimi istanti della loro vita, e provare attraverso la struttura idealizzata di una condizione costrittiva, a proporre le domande che muovono tutto il progetto: quando il fondamentalismo di un ideale prende il sopravvento sulla vita delle persone? E quali sono le conseguenze, per se stessi, e per ciò che gli sta attorno.

Emiliano Brioschi si diploma alla Scuola di Teatro Arsenale di Milano. Recita in circa quaranta spettacoli nei maggiori teatri italiani e in numerosi teatri europei. Nel 2018 debutta alla regia con la trilogia sulla paternità XY in collaborazione con ERT. Cinzia Spanò si diploma all’Accademia dei Filodrammatici di Milano. Lavora tra gli altri con A. Latella, Massimo Castri, Damiano Michieletto, Ferdinando Bruni. Ha vinto il Premio Imola, il Premio Hystrio, il Premio Anteprima, finalista ai Premi Ubu.

CREDITI
di Emiliano Brioschi
con Emiliano Brioschi, Cinzia Spanò
disegno luci: Claudine Castay
audio e video: Elvio Longato
tutor area tecnica: Giancarlo Shilter
tecnica: Claudia Borgia
organizzazione: Marta Ceresoli
in collaborazione con a.ARTISTIASSOCIATI/TEATRO DI GORIZIA – ARTEFICI Residenze Creative FRIULI VENEZIA GIULIA

Finalista premio Tuttoteatro.com “Dante Cappelletti” – Teatro India Roma 2019
Menzione Speciale Giuria Popolare
Vincitore di Artefici Residenze Creative – Gorizia FVG 2019

31 OTTOBRE - 04 NOVEMBRE

Not Found

Teatringestazione

Not Found è un dispositivo d’indagine, nato da un progetto di ricerca su La Società dello Spettacolo (Debord, 1967), divenuto poi uno spazio dove scoprire e praticare una corporeità al confine tra dimensione tangibile e intangibile.
Aperto a chiunque conduca una ricerca sulla presenza scenica, il workshop di Teatringestazione invita i partecipanti ad abitare il dispositivo, a condividerne le pratiche di indagine, creazione e composizione, attraversa tutti i temi generati dal dispositivo: azione, rappresentazione e autorappresentazione, spazio reale e virtuale, dimensioni multiple della presenza, corporeità e figurazione, immagine-tempo e immagine-movimento, identità e alterità, tragico e ridicolo, dispositivo e anti drammaturgia.

Teatringestazione è un’impresa di produzione di teatro di innovazione nell’ambito della sperimentazione, riconosciuta dal Ministero della Cultura, fondata a Napoli nel 2006 da Anna Gesualdi e Giovanni Trono. Artisti, ricercatori e curatori indipendenti, lavorano in contesti nazionali e internazionali. Creano opere e dispositivi a carattere ibrido, In ambito sociale e pedagogico, conducono progetti di formazione con soggetti fragili e in contesti di emarginazione.

31 OTTOBRE

Still Alive

Caterina Marino

Caterina Marino ha scritto il suo primo progetto, Still Alive, partendo da alcune riflessioni e domande sul come immaginarsi il futuro: Dove ti vedi tra cinque anni? E tra dieci?
Questa per lei è la manifestazione concreta della depressione. L’impossibilità di proiettarsi in un salotto, in una città, in un ruolo, in un contesto. Un’entità statica, naturalmente malinconica, con radici ben salde nel tessuto capitalista del nostro secolo, nella generazione dei meme, del black humor, dell’ironia feroce che si fa salvifica. Una composizione che sa di “still life”, una natura morta che si lascia osservare, inerme nella sua condizione.
Senza mai dimenticare però, citando Van Gogh, che “There is no blue without yellow and orange”, e questo è il suo personale tentativo di far emergere la luce. Sondando l’abisso, per poi risalire. Finché siamo qui. Finché siamo, appunto, ancora vivi.

Caterina Marino è un’ autrice e attrice romana. Still Alive è il primo progetto interamente scritto, diretto e interpretato da lei. Ad accompagnarla sulla scena e ai video Lorenzo Bruno, artista visivo e video creator di diverse produzioni teatrali, tra cui quelle del regista Giorgio Barberio Corsetti.
Ad assisterla dalla regia Marco Fasciana, regista diplomato presso l’Accademia Silvio d’Amico. Non una compagnia costituita, dunque, ma percorsi che si intrecciano. Still Alive è uno di questi.

CREDITI
Drammaturgia e regia: Caterina Marino
Con Caterina Marino e Lorenzo Bruno
Aiuto regia: Marco Fasciana
Video Creator: Lorenzo Bruno

31 OTTOBRE

Boxe - Studio n.1

Federico Pipia

Lo spettacolo Boxe è una performance sonora incentrata sull’utilizzo di oggetti e tecniche del pugilato come immaginario e mondo acustico. Lo studio, che include alcuni elementi caratteristici di questo sport al fine di impiegarli come strumenti all’interno di un approccio musicale elettroacustico, ruota attorno all’idea dell’allenamento, del ring, dello scontro e del gioco utilizzando tutti gli oggetti e i dispositivi a disposizione come elementi drammaturgici. In BOXE i passi, i colpi, le luci e l’elettronica dal vivo diventano delle possibilità narrative all’interno di uno studio sul suono, il movimento, l’agonismo e l’assenza.

Federico Pipia è un giovane palermitano che a Bologna ha studiato Musica Elettronica e Sound Design, visto il suo interesse per la contaminazione tra generi e strumenti diversi nello sviluppo di un discorso musicale mutevole. Si occupa di composizione, esecuzione e improvvisazione in contesti musicali diversi tra loro e suona chitarra e basso elettrici, computer, live electronics e sintetizzatori, oltre a comporre musiche per cinema e teatro.

CREDITI
Ideazione, live electronics, performer: Federico Pipia
Regia del suono, live electronics, regia luci: Andrea Trona

01/02 NOVEMBRE

Le avventure di Pinocchio

Teatro D’Aosta

spettacolo di teatro per l’infanzia

Le avventure di Pinocchio è il cavallo di battaglia della compagnia Teatro D’Aosta che in oltre 15 anni è stato rappresentato più di 700 volte in Italia e all’estero.
Lo spettacolo nasce da La Filastrocca di Pinocchio di Gianni Rodari. Non dovrà quindi apparire strano sentire raccontare Pinocchio in un modo diverso dalle centinaia di riduzioni o adattamenti teatrali. Scenografia dello spettacolo è un colorato libro gigante: attraversando le sue pagine magiche l’attrice protagonista, danza e canta tra le rime per dare vita al burattino più conosciuto al mondo. Accompagnerà quindi i bambini in tutte le avventure di Pinocchio: tra gli animali parlanti, al Teatro dei burattini, nell’incontro col gatto e la volpe, nel paese dei Balocchi dove i monelli vengono trasformati in ciuchi, nel ventre del pescecane in cui ritrova Geppetto e infine tra le braccia della fata Turchina che lo farà diventare un bambino vero..

Stefania Ventura è attrice, danzatrice e autrice teatrale torinese, residente a Palermo. Dedica la sua ricerca professionale al teatro per le nuove generazioni ed ha lavorato per diverse compagnie nazionali ed internazionali di teatro ragazzi, consolidando la sua formazione sui diversi tipi di linguaggi dedicati all’infanzia e al giovane pubblico, dal teatro di figura, al teatro di narrazione, al clown, al teatro d’attore. Fonda la compagnia Quintoequilibrio, nella quale è autrice e attrice di spettacoli e progetti teatrali insieme a Quinzio Quiescenti, Gisella Vitrano ed altri artisti.

CREDITI
con Stefania Ventura
regia: Livio Viano
musiche: Sandro Balmas
compagnia: Teatro d’Aosta
Spettacolo teatrale per attrice e marionetta

01 NOVEMBRE

Pietre nere

Babilonia Teatri

Pietre Nere è lo spettacolo risultato dell’indagine condotta sul territorio di Asti all’interno di Casa Mondo, progetto vincitore del Bando Art Waves di Compagnia San Paolo. Per la creazione di Casa Mondo vengono invitati cinque artisti alla creazione di un’opera, a ciascuno di loro si chiede di scegliere uno dei luoghi di indagine affinché sulla base della conoscenza e dell’incontro ne restituisca un’opera artistica, dando vita a uno spettacolo teatrale all’interno del quale i materiali ricevuti saranno voci, suoni, immagini in grado di nutrire la composizione e la riflessione.

Babilonia Teatri è una formazione entrata con passo deciso nel panorama teatrale contemporaneo distinguendosi per un linguaggio che a più voci viene definito pop, rock, punk. Drammaturghi, autori, registi e attori, Enrico Castellani e Valeria Raimondi, hanno base a Verona e dirigono la compagnia dalla sua nascita nel 2006, occupandosi dell’ideazione, della scrittura, della messa in scena, della regia e in molti casi dell’interpretazione dei lavori del gruppo.

CREDITI
di Enrico Castellani e Valeria Raimondi
con la collaborazione artistica di Francesco Alberici
con Francesco Alberici, Enrico Castellani e Valeria Raimondi
e con Orlando Castellani
direzione tecnica Luca Scotton
produzione Babilonia Teatri e La Corte Ospitale
coproduzione Operaestate Festival Veneto
con il sostegno di MiC, Regione Emilia-Romagna, Fondazione
Compagnia di San Paolo
in collaborazione con Rete Patric e AstiTeatro
Si ringraziano Daniele Costa, Nadia Pillon, Elisa Pregnolato, Jonel
Zanato, Annalisa Zegna, Stefano Masotti, Marco Pesce,
Francesco Speri

02/03 NOVEMBRE

Una Fuga in Egitto. Rotta virtuale per l’esilio

Turi Zinna

In Una fuga in Egitto. Rotta virtuale per l’esilio, c’è una Maria che autofeconda in sé un pensiero rivoluzionario: annuncia la sua Immacolata Concezione a un angelo divenuto ateo. Un Giuseppe pavido e conformista, incapace di comprendere e pronto a divorziare. Un tempio deciso a far strage degli occhi indisponibili a essere programmati. Una Maria che partorirà uno sguardo destinato a liberare il mondo. Una salvezza, non ancora salva, da dover salvare. Tre lavoratori della parola, Lina Prosa, Tino Caspanello e Turi Zinna, invadono il campo della realtà virtuale per congegnare un’esperienza immersiva multidimensionale che sfuma i confini tra l’intimo e il politico, tra il simulato e il concreto, tra il qui e il lì, tra l’ora e l’allora.

Retablo si contraddistingue fin dalla sua fondazione, nel 1989, per un’offerta artistica di valore indirizzata all’innovazione, alla sperimentazione e alla ricerca di nuovi linguaggi teatrali implementandoli al territorio per i quali specificamente venivano inventati. In questo percorso, Retablo porta il peso di 32 anni di presenza nel campo dell’ideazione, progettazione e attivazione delle risorse culturali in seno al Teatro di Ricerca e Innovazione.

CREDITI
drammaturgia: Lina Prosa, Tino Caspanello, Turi Zinna
progetto drammaturgico, post produzione e regia: Turi Zinna
attori in video 360° stereoscopico: Barbara Giordano, Marcello Montalto, Chiaraluce Fiorito, Giovanni Arezzo, Valentina Ferrante
attori in scena: Valentina Ferrante, Turi Zinna
musiche originali e ingegneria del suono: Giancarlo Trimarchi
regia assistente: Federico Magnano San Lio
costumi: Vincenzo La Mendola
D.O.P.: Antonio Parrinello
collaboratore compositing: Rocco Minore
produzione: Retalbo Dreamaturgy Zone

03 NOVEMBRE

Palermo Aumentata

Marina Mazzamuto / Alberto Santamaria

Palermo aumentata è una performance sperimentale che prova a tradurre in arte scenica un output di ricerca. Lo strumento espressivo del teatro, come lo era anticamente, viene usato per veicolare le questioni del dibattito sulla città e sulla sua comunità, contribuendo a divulgare la complessità dei contenuti scientifici.
La performance porta in scena la vocazione corale del libro Palermo Biografia Progettuale di una Città Aumentata, curato da Maurizio Carta e dall’Augmented City Lab, tradotto in una pluralità di voci, suoni e movimenti dalla performer Marina Mazzamuto e dal musicista Alberto Santamaria. La performance si configura come il negativo incorporeo del libro fisico, già di per sé composito di svariate forme espressive, e utilizza i linguaggi che non sono presenti al suo interno: il linguaggio sonoro e quello danzato-teatrale. Il libro viene inoltre letteralmente “suonato” ed esplorato, in quanto oggetto sonoro, come ulteriore strumento per descrivere la complessità di una Palermo a cavallo fra passato, presente e futuro.

Marina Mazzamuto è una cantante, attrice, architetto, ricercatrice, illustratrice e scenografa palermitana. Laureata al Politecnico di Barcellona e diplomata al conservatorio di teatro musical e recitazione per film alla New York Film Academy di New York. Alberto Santamaria, è un chitarrista, polistrumentista, arrangiatore, compositore palermitano fondatore dell’ensemble classico contemporaneo Ercta Collective. Laureato in chitarra Jazz al Conservatorio Alessandro Scarlatti di Palermo e attualmente studente al master in performance e composizione alla Hochschule der Künste di Berna.

CREDITI
Dottoranda UNIPA e performer: Marina Mazzamuto
Musicista e compositore: Alberto Santamaria

03 NOVEMBRE

Grand8 suona Grand8

Grand8

L’ensemble Grand8 lascia libere e fa circolare, come i sistemi vitali del corpo umano, le energie individuali e comuni. Coniuga una, diverse, musiche organiche e viventi, si apre e scambia con ciò che lo circonda. L’ascolto è un elemento centrale, guida e permette un equilibrio tra minuziosa costruzione e spontaneità, tra maestria e casualità, tra organizzazione orchestrale e trasgressione. L’oggetto sfugge al controllo individuale, ma rimane sotto il controllo collettivo. Ognuno è responsabile di tutto e tutti in un’espressione di libertà. Esperienza dell’individuo nel gruppo e del gruppo nell’individuo.
Grand8 privilegia i percorsi alla loro destinazione: l’idea di “senza direttore d’orchestra” costringe i musicisti a costruire uno “spazio comune” pur essendo volontari, avventurosi, curiosi e rigorosi. La parola diventa collegiale ed è indispensabile per evocare la musica, il funzionamento umano, le scelte organizzative.
Al di là della musica, Grand8 affronta questioni inerenti lo spazio sonoro, il corpo, il movimento, la presenza e spazializza il suono e coreografa lo spazio sonoro con diletto, ma parla anche di emancipazione musicale, si interroga sull’organizzazione di un gruppo di individui e si impegna a cercare la parità tra musiciste e musicisti, prende in contropiede il contesto economico che troppo spesso ci costringe a pensare a piccoli ensemble musicali.

Grand8 è un incontro di musicisti e musiciste, che dal 2016 condividono la pratica dell’improvvisazione, la voglia ed il piacere di suonare insieme, in “grand ensemble” senza però direttore d’orchestra. Grand8 ha prima lavorato, costruito la sua musica, attraversato i suoi spazi, costruito il suo “comune”, fino a crescere e diventare una formazione di 18 musicisti.

CREDITI
Contrabbasso: Bastien BONI
Trombone: Olivier BOST
Percussioni: Sébastien BOUHANA
Sax soprano: Laurent CHARLES
Violoncello: Emmanuel CREMER
Voce: Cati DELOLME
Sintetizzatore, elettonica: Seán DREWRY
Laptop, elettronica: João FERNANDES
Voce, oggetti: Catherine JAUNIAUX
Violoncello: Soizic LEBRAT
Sax tenore: Philippe LEMOINE
Fisarmonica, voce: Geneviève SORIN
Chitarra: Nicoló TERRASI
Sax baritono: François WONG

04 NOVEMBRE

Inondazioni sonore

Grand8 + SIO Sicilian Improvisers Orchestra

Il suono in fisica è un movimento nello spazio compiuto dalle particelle (atomi e molecole) in un mezzo fisico di propagazione. Il suono è origine, con-tatto, scambio, fluido in continua espansione.
Da una parte movimento e dall’altra integrazione, sono i concetti su cui vertono gli interventi sonori urbani degli ensemble di improvvisatori della S.I.O. e di Grand8, protagonisti nella sperimentazione democratica senza leader e reduci del festival Grand Vertige a Marsiglia dove i due ensemble si sono incontrati per la prima volta.
Approdano a Palermo per continuare lo scambio di esplorazioni e sperimentazioni sonore seguendo il sentiero dei suoni, della creatività, dell’invenzione, dell’immaginazione, della condivisione, della poesia, del sogno. Infatti la sera i due ensemble si esibiranno davanti al pubblico, ma durante il giorno si incontreranno attraverso workshop e laboratori con altri musicisti, lavorando insieme su concetti come l’ascolto e lo scambio, in un’esperienza interdisciplinare che inonderà gli spazi urbani.

Grand8 è un incontro di musicisti e musiciste, che dal 2016 condividono la pratica dell’improvvisazione, la voglia ed il piacere di suonare insieme, in “grand ensemble” senza però direttore d’orchestra. Grand8 ha prima lavorato, costruito la sua musica, attraversato i suoi spazi, costruito il suo “comune”, fino a crescere e diventare una formazione di 18 musicisti.

Sicilian Improvisers Orchestra è il più importante ensemble siciliano di rilievo internazionale attivo sulla scena musicale. L’organico, composto da musicisti provenienti da diversi ambiti, si costituisce per eseguire musiche del nostro tempo, non facendo distinzione tra generi.
Una visione priva di limiti e schemi, che coniuga musica, cultura e società: non a caso la SIO ha affrontato i linguaggi più vari, spaziando dalle avanguardie storiche di matrice eurocolta, al minimalismo, al free jazz, alle varie forme dell’improvvisazione idiomatica e svolgendo una serie di residenze creative per l’esecuzione di nuove opere non soltanto legate a forme tradizionali di scrittura musicale.

CREDITI

05 NOVEMBRE

Chiudi gli occhi

Giuseppe Massa/Sutta Scupa

Lo spettacolo teatrale Chiudi gli occhi di Sutta Scupa parla di una città vittima di un blackout. Due fratelli, elettricisti precari, vengono chiamati per riparare quello che a prima vista sembra essere un piccolo guasto elettrico. All’interno del sotterraneo del Comune, Antonio e Bernardo si ritrovano invece a dover fare i conti con il loro passato e con un mondo che, all’apparenza e senza nessuna spiegazione logica, sembra essere piombato per sempre nell’oscurità.

Sutta Scupa nasce nel 2006 con l’intento di promuovere le nuove esperienze di drammaturgia contemporanea. Vince il bando MigrArti del MiBACT, iniziando il suo percorso di ricerca multilinguistica e transculturale e quest’anno inizia un percorso di ricerca sul mito di Medea.

Giuseppe Massa debutta come attore con Collovà nel ‘97 e nel 2006 fonda insieme con Fabrizio Ferracane e Giuseppe Provinzano la compagnia SUTTA SCUPA che prende nome dal suo primo lavoro di editoria e spettacolo, che approda con una lunga tournée in molti teatri d’Europa, diventando anche finalista ai PREMI UBU e due scene del testo sono inserite da WENDERS in The Palermo Shooting.

CREDITI
di Giuseppe Massa
con Domenico Ciaramitaro, Sofia Licata e Giuseppe Massa
suono Giuseppe Rizzo
assistente alla regia Giovanni Fardella
assistente alla produzione Elena Amato

05 NOVEMBRE

Monàs. La sostanza reale delle cose

Teatringestazione

Un progetto scenico in fase embrionale, un ibrido tra installazione partecipata, composizione coreografica e live cinema che ci interroga sullo scarto tra realtà e post verità, e come in questa frattura si subisca o si pratichi un esercizio di potere.
La performance si avvale del dispositivo spaziale e interattivo “Not Found”, nato da un’indagine su La Società dello Spettacolo (Debord, 1967). Uno spazio di azione, osservazione e contemplazione, che accoglie contemporaneamente i performer e i visitatori. Il corpo scrive e si inscrive tra la folla. Si dà vita ad una “micro società provvisoria” (Debord 1959). La danza porosa accoglie i gesti degli spettatori-partecipanti, in una reciproca interferenza, ridefinendo sullo schermo le figure che formano un panorama “antropico”.
Questo primo studio di Monàs tenta di mettere a fuoco lo statuto dell’immagine e la sua valenza politica e sociale. Vi è sempre l’impossibilità di agire tra i fotogrammi, si è sempre un attimo prima o dopo l’azione. E quando il gioco si consuma in ripetizione appare la sostanza reale delle cose.

Teatringestazione è un’impresa di produzione di teatro di innovazione nell’ambito della sperimentazione, riconosciuta dal Ministero della Cultura, fondata a Napoli nel 2006 da Anna Gesualdi e Giovanni Trono. Artisti, ricercatori e curatori indipendenti, lavorano in contesti nazionali e internazionali, creando opere e dispositivi a carattere ibrido, con progetti di formazione in ambito sociale e pedagogico con soggetti fragili e in contesti di emarginazione.

CREDITI
un progetto di Teatringestazione
cura e creazione: Gesualdi | Trono

05 NOVEMBRE

Josefine

Bartolini/Baronio

Il canto di Josefine – personaggio del racconto di Kafka – è un atto taumaturgico, evoca un popolo che, aprendo un tempo di estasi e grazia, dimentica se stesso e si raccoglie attorno all’artista.
Dove si colloca il teatro in questo tempo che stiamo vivendo? Mai come in questo momento ne sentiamo la forza e la fragilità. Quella stessa fragilità di Josefine e del suo canto flebile.
Josefine è una bambina, un corpo che da una parte raccoglie simbolicamente la cronaca di violenza sulle donne, che s’innesta nella conformazione familiare patriarcale che cresce bambini e bambine imprigionati in ruoli tradizionali. Dall’altra oggi rappresenta la voce della marea femminista ed ecologista.
La scena si riempie di risonanza della performatività in relazione ad un archivio: quello più intimo e personale della compagnia e quello collettivo, storico, dei luoghi e delle persone incontrate. In quelle voci tremanti e potenti risuonano le sensibilità di chi ha scritto la storia con gesti indimenticabili.

Bartolini/Baronio è una formazione artistica romana composta da Tamara Bartolini e Michele Baronio e seguita dal 2014 da 369gradi. Il loro è un teatro “manifesto di prossimità”, esercizio di vicinanza tra chi lo fa e chi lo riceve.

CREDITI

un progetto di e con Michele Baronio e Tamara Bartolini
drammaturgia: Tamara Bartolini
luce: Gianni Staropoli
suono: Michele Boreggi
tecnica e regia video: Marco D!Amelio
costumi e collaborazione alla scena: Marta Montevecchi
collaborazione al progetto: Raffaele Fiorella, Margherita Masè, Francesco Raparelli
regia: Bartolini/Baronio
direzione di produzione: Alessia Esposito
organizzazione: Elisa Pescitelli
produzione: 369gradi e Bartolini/Baronio
in collaborazione con Teatri di Vetro, Teatro di Roma, Teatro del Lido di Ostia
con il sostegno di Centro di Residenza della Toscana (Armunia Castiglioncello – CapoTrave/Kilowatt Sanse-polcro) | Fondazione Romaeuropa Arte e Cultura | Carrozzerie n.o.t | Residenza artistica Centro Jobel

06 NOVEMBRE

Fuga Urbana #Palermo

DOM-

esplorazione urbana a cura di Valerio Sirna | DOM-

Fuga Urbana è un’esplorazione dentro la città di Palermo, un esercizio di contemplazione e di speculazione filosofica in movimento. Si appoggia sul concetto di thinking by making, cioè sulla capacità di imparare e di elaborare pensiero a partire dall’esperienza sensibile.
Le vie di fuga permettono di oltrepassare le recinzioni, di scansare le retoriche e le narrazioni indurite, di sorprendere gli apparati percettivi e rigenerare il campo delle possibilità. Cammineremo nella città alla ricerca di questi tracciati, per intercettare e immaginare usi inediti dello spazio pubblico. Situeremo il nostro corpo collettivo dentro le ecologie del quotidiano, mantenendoci sensibili all’ascolto. Interrogando i modi dell’abitare, osserveremo le stratificazioni e le contraddizioni, i movimenti che assemblano speculazioni vecchie e nuove, assi di privilegio e istanze securitarie.
A cosa somiglierebbero le nostre città se accettassimo la convivenza col non-umano e il selvatico?
Se pratiche di mutualismo, redistribuzione e cura inondassero le strade? Se i binari del neoliberismo venissero scompaginati dagli sconfinamenti del desiderio pubblico?
Al termine del percorso a piedi ci riposeremo e condivideremo un pic-nic.

Collettivo DOM indaga il linguaggio delle arti performative, contaminando con l’approccio militante delle Environmental Humanities e con le istanze e gli immaginari delle pratiche eco-queer.
Sperimentando la tensione tra permanenza e attraversamento, tra stanzialità e nomadismo, DOM si occupa della creazione di peculiari pratiche di abitazione, legate allo spazio e al tempo della produzione artistica. Il suo interesse è spesso rivolto all’esplorazione di formati ibridi che scaturiscono dalla sinergia e dall’ascolto delle forze in campo, umane e non umane, metereologiche e compositive, mitologiche e future, costituendo opere performative, camminate, giardini, testi, conferenze e dibattiti, opere audiovisive, workshop, dj-set e feste.

CREDITI

Fotografia di Futura Tittaferrante
camminata pubblica a cura di Valerio Sirna / DOM

06 NOVEMBRE

We are not Penelope

Vucciria Teatro / Fondazione Teatro di Napoli

We are not Penelope – sobre la fidelidad non è solo uno spettacolo ma un “tentativo performativo” in continuo aggiornamento che prova a rispondere alla domanda: “Che cos’è la fedeltà?” e in che relazione si pone nei confronti dell’amore e dell’umanità stessa? Ripercorrendo il mito di Penelope Joele, Nuno e Antonio di Vucciria Teatro ripropongono una rivisitazione contemporanea del celebre personaggio omerico, indagandone tutte le sue complessità e contraddizioni.
La storia di Penelope si converte in un ideale che può esistere solo attraverso la morte dell’amore. La fedeltà, della Penelope del mito, non è mera prova d’amore ma legittimazione di moralità – quella che ancora mutuiamo da preconcetti sociali e religiosi. La Penelope contemporanea cerca di disincagliarsi proprio da questi assunti. Laddove il nostro tempo getta le basi per una nuova idea di umanità e di relazioni, di identità ed emancipazione, ecco che anche il significato ontologico della parola fedeltà viene messo in discussione.

Vucciria Teatro è una formazione artistica che lavora nel teatro e nella Performance-Art. Fondata da Joele Anastasi, Enrico Sortino e Federica Carruba Toscano, la compagnia si muove su una ricerca precisa di autorialità nel tentativo di creazione di un linguaggio che sia l’incontro tra una drammaturgia originale e una ricerca attoriale attiva. Dal 2018 è prodotta dalla Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini.

CREDITI
drammaturgia, regia ed interpreti: Joele Anastasi, Nuno Nolasco, Antonio L. Pedraza
light designer: Nuno Samora
responsabile tecnico: Martin Palma
uno spettacolo di Vuccirìa Teatro e Estigma – Spagna
produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini

Laboratori

FORMAZIONE CONTINUA

Un’agenda di incontri di formazione artistica rivolti alle nuove generazioni di artisti e performer

La Non Scuola

04 - 08 OTTOBRE

Se non immagino mi spengo

09 - 14 OTTOBRE

La cooperazione armoniosa

22 - 23 OTTOBRE

Esercitazioni Ritmiche #Palermo

21 - 27 OTTOBRE

La Misura Umana

24 - 28 OTTOBRE

MoDem Language

29 - 30 OTTOBRE

Alla ricerca del corpo

29 - 30 OTTOBRE

Nik

29 - 30 OTTOBRE

Not Found / sharing practice

31 OTTOBRE - 05 NOVEMBRE

Casa dolce casa

02 - 04 NOVEMBRE

Inondazioni sonore

03 - 04 NOVEMBRE

In.col.to pratiche di biodiversità

08 - 09 NOVEMBRE

My heart goes boom - Palermo Version

11 - 12 NOVEMBRE

Col naso all'insù

12 - 13 NOVEMBRE

Inondazioni (2022)

INONDAZIONI presenta un programma sperimentale di formazione artistica e culture meridiane intergenerazionali che si compone di laboratori, residenze, azioni artistiche partecipative realizzate da e con professionisti delle arti performative e con abitanti della costa sud-est di Palermo.

Meduse

CULTURE MERIDIANE INTERGENERAZIONALI

Un programma di ricerca territoriale sul patrimonio immateriale, il paesaggio, le storie dei luoghi e delle persone. Meduse sperimenta uno spazio di incontro intergenerazionale in senso radicale, una fruizione “no age”, saltando i muri che separano infanzia, gioventù, età adulta e vecchiaia nella socialità quotidiana e nel sistema culturale.

28 OTTOBRE

Lo sguardo critico

Tavola rotonda

Tavola Rotonda a cura di Roberto Giambrone e Salvatore Tedesco, con Fabio Acca, Rossella Battisti, Maria Luisa Buzzi, Graziano Graziani, Alessandro Pontremoli, Attilio Scarpellini, Guido Valdini, Giovanna Velardi, Carmelo Zapparrata

09 NOVEMBRE

In.col.to

Pratiche di biodiversità + Cartomapping/mappature corporee urbane

Apertura al pubblico del laboratorio di Lucia Guarino e Stefania Manzo

09-13 NOVEMBRE

Le frequenze della memoria

Installazione

La capacità di mantenere in memoria le informazioni dipende dalla velocità di alcune particolari onde cerebrali, ognuna caratterizzata da una differente frequenza. Credendo fortemente nell’importanza dell’eredità dei luoghi, il progetto Le frequenze della memoria è un attraversamento da percorrere insieme a coloro che li hanno vissuti. L’installazione finale è infatti il risultato di una ricerca sul campo attraverso interviste e fotografie agli abitanti over70 del quartiere Brancaccio, costa sud-est di Palermo. Un viaggio in cui la fisionomia dei volti, la qualità degli sguardi, la poesia della memoria, dialogano con l’acqua, elemento primordiale e presente nella città e nel quartiere.

La memoria sta già svanendo, è necessario lasciarne traccia.

FrazioniResidue è un gruppo di ricerca, nato nel 2017 e composto da Dario Muratore, Giovanni Magaglio, Simona Sciarabba e Fulvia Bernacca. Si muove tra Firenze, Roma e la Sicilia e da più di un anno sta conducendo un’indagine sulla memoria dei luoghi.

CREDITI
Un progetto di FrazioniResidue
operatore e concept: Dario Muratore
sound-designer e concept: Giovanni Magaglio
operatrice e performer: Simona Sciarabba
fotografa: Fulvia Bernacca
Produzione Genía LabArt
Coproduzione Associazione Babel
In collaborazione con
Centro Padre Nostro Pino Puglisi

10 NOVEMBRE

Inondazione d’amore a Palermo

Presentazione progetto

Presentazione corale del progetto urbano per la ripubblicazione di “Tutto sull’amore” di bell hooks

11 NOVEMBRE

Public program

Conversazione

Conversazione con Maria Nadotti, Daniele Ninarello, Emilia Guarino

11 NOVEMBRE

Corvina e le sette montagne

Anteprima

di Gisella Vitrano

Cos’è la bellezza, cos’è la giovinezza…
se non il riflesso di ciò che siamo per un istante

Spettacolo teatrale per adult* e bambin* (7+) insieme

Un flusso di coscienza tagliente e consapevole, quello di Corvina, la regina “cattiva” di Biancaneve,
che ci racconta lei stessa la storia, per svelare che non sempre si tratta di essere cattivi, ma a volte è solo questione di esperienze, quelle con la quale ognuno di noi fa i conti, ad un certo punto della propria vita.
Corvina e le sette montagne è una riscrittura della famosa fiaba dei Grimm, per dar voce ad un personaggio della letteratura per ragazzi considerato troppo presto semplicemente e frettolosamente dalla parte dei malvagi. Ma in quanti si sono mai chiesti: cosa l’ha resa così malvagia? E come si può evitare che cresca e dimori in noi così tanta rabbia?

Gisella Vitrano è un’attrice palermitana

CREDITI
Tratto da Biancaneve dei Fratelli Grimm
di e con Gisella Vitrano
Regia Dario Muratore e Gisella Vitrano
Costumi, macchina scenica e oggetti di Sabrina Vicari #consuendi
Disegno Luci e sound Francesco Vitaliti
Produzione del Piccolo Teatro Patafisico
Con il sostegno di Dudi, libreria per bambini e ragazzi e “con il sostegno di Cooperativa Teatrale Prometeo – Passo Nord Centro Residenze Artistiche

12/13 NOVEMBRE

Le avventure di Pinocchio

Teatro D’Aosta

spettacolo di teatro per l’infanzia

Le avventure di Pinocchio è il cavallo di battaglia della compagnia Teatro D’Aosta che in oltre 15 anni è stato rappresentato più di 700 volte in Italia e all’estero.
Lo spettacolo nasce da La Filastrocca di Pinocchio di Gianni Rodari. Non dovrà quindi apparire strano sentire raccontare Pinocchio in un modo diverso dalle centinaia di riduzioni o adattamenti teatrali. Scenografia dello spettacolo è un colorato libro gigante: attraversando le sue pagine magiche l’attrice protagonista, danza e canta tra le rime per dare vita al burattino più conosciuto al mondo. Accompagnerà quindi i bambini in tutte le avventure di Pinocchio: tra gli animali parlanti, al Teatro dei burattini, nell’incontro col gatto e la volpe, nel paese dei Balocchi dove i monelli vengono trasformati in ciuchi, nel ventre del pescecane in cui ritrova Geppetto e infine tra le braccia della fata Turchina che lo farà diventare un bambino vero..

Stefania Ventura è attrice, danzatrice e autrice teatrale torinese, residente a Palermo. Dedica la sua ricerca professionale al teatro per le nuove generazioni ed ha lavorato per diverse compagnie nazionali ed internazionali di teatro ragazzi, consolidando la sua formazione sui diversi tipi di linguaggi dedicati all’infanzia e al giovane pubblico, dal teatro di figura, al teatro di narrazione, al clown, al teatro d’attore. Fonda la compagnia Quintoequilibrio, nella quale è autrice e attrice di spettacoli e progetti teatrali insieme a Quinzio Quiescenti, Gisella Vitrano ed altri artisti.

CREDITI
con Stefania Ventura
regia: Livio Viano
musiche: Sandro Balmas
compagnia: Teatro d’Aosta
Spettacolo teatrale per attrice e marionetta

12 NOVEMBRE

diPorto

Fabio Badolato

diPORTO è un’esperienza sonora a cura di Fabio Badolato In collaborazione con Ecomuseo Mare Memoria Viva. Consiste in un’insieme di narrazioni raccolte dall’artista e skipper per raccontare la vita quotidiana del porticciolo della Cala.
Un archivio di racconti delle vite che ruotano attorno al porticciolo, un mondo di vite sull’acqua, un ecosistema di persone e mestieri che ruotano ancora attorno al mare, fatto di economia e ricordi, storie minute, collettive e personali, di pazienza e navigazione. Un mondo che noi guardiamo dalla terraferma e che potremo scoprire grazie al lavoro di ricerca e osservazione partecipante condotto da Badolato che di questa insolita e poco conosciuta comunità navigante fa parte.

Fabio Badolato è cineasta e fotografo. Laureato in ingegneria informatica nel ramo delle intelligenze artificiali a Londra, dove trascorrerà un intero decennio di fondamentali avventure tra le produzioni indipendenti in un percorso trasversale che lo vede impegnato prima da tecnico, poi produttore fino al ruolo di regista. Da fervido viaggiatore negli anni costella il suo percorso di esplorazioni e avventurosi progetti dove esperienze e vissuti si riversano e riprendono forma tra cinema e fotografia come luoghi di ricerca e al tempo stesso contemplativi. Amante del mare compie due traversate oceaniche. Recentemente Fabio ha svolto anche una residenza artistica presso l’Ecomuseo del Mare Memoria Viva a Palermo, che ha dato frutto a un racconto di confine tra città e mare.

CREDITI
In collaborazione con Ecomuseo Mare Memoria Viva

12 NOVEMBRE

Broncio ringhio ruggito, cattivo umore garantito. Un racconto inedito di bell hooks

Maria Nadotti e Teresa Mannino

Incontro e letture per adult* e bambin* (7+) insieme

Pochi sanno che bell hooks studiosa e attivista femminista afroamericana, scomparsa nel 2021 e recentemente riscoperta in Italia per l’attualità dei suoi scritti sull’intersezionalità di razza, genere e capitalismo, ha scritto anche alcuni testi per l’infanzia ancora sconosciuti in Italia.
Maria Nadotti di bell hooks ne ha tradotto uno e attorno a questo racconto e alle sue illustrazioni ha costruito, con la voce e la creatività di Teresa Mannino, un incontro per bambine e bambini e adulti insieme. Un cerchio di ascolto e gioco senza età perchè la rabbia, e come prendersene cura, è un’esperienza che riguarda tutt*

Maria Nadotti giornalista, saggista, consulente editoriale e traduttrice, scrive di teatro, cinema, arte e cultura per testate italiane e estere.

Teresa Mannino è una comica, cabarettista, attrice, conduttrice televisiva e radiofonica palermitana, divenuta famosa per i suoi monologhi autobiografici ed ironici che portano sulle scene le differenze tra uomini e donne, il rapporto madri e figlie o le sue gag di siciliana trapiantata al Nord in cui illustra le differenze con il Sud.

CREDITI

13 NOVEMBRE

IMMERSA. Messaggi dalla costa sud per l’acqua del mare

Valeria Muledda / Studiovuoto

La costa é immersa nel mare e nella terra, bordo di mondi che iniziano e finiscono, si trasformano. La costa è un punto d’incontro, guarda lontano, oltre i confini, e qui, ora. Cosa viviamo in questo bordo dell’inizio del mare e della fine della città?

IMMERSA è un processo di creazione che incontra il territorio e la città sul mare assieme ai suoi abitanti.
IMMERSA è una costellazione di cammini, un luogo in cui arriva il mare e più abitare si incontrano, più specie, ritmi, soste, tragitti.
IMMERSA esplora lo spazio vitale del lungomare ed il coabitare, dentro e fuori di noi, di forme e distanze, visioni e orizzonti, desideri, sogni, volontà.
IMMERSA attraversa il lungomare di Romagnolo, diventando creazione sonora, preghiera e messaggio dalla costa sud all’acqua del mare.

Valeria Muledda è un’artista transdisciplinare, performer, attivista che si forma nel panorama internazionale del teatro di ricerca e nella pratica artistica di diversi linguaggi e strumenti, concentrandosi sull’esplorazione della relazione corpo-spazio come esperienza estetica e politica.
Attenta ai processi di trasformazione individuale e collettiva, urbana ed eco-sociale, la sua ricerca contamina pratiche fisiche, contemplative, partecipative, sonore e linguistiche.

STUDIOVUOTO fondato da Valeria Muledda nel 2012, é un laboratorio aperto che mette al suo centro l’azione dell’abitare lo spazio e la Terra. Nasce dall’esperienza del camminare e dell’attraversare delle arti-azione (teatro, danza, arti performative) e dell’architettura radicale. Integra nelle sue basi la relazione corpo-spazio, la relazione col vivente, e le pratiche della presenza consapevole come strumento quotidiano di osservazione, percezione, e trasformazione personale e comunitaria. In ascolto del territorio e delle sue comunità coinvolge artisti, abitanti, collettivi, e ricercatori in progetti condivisi di indagine, creazione, e autodeterminazione.

CREDITI

13 NOVEMBRE

Public program

Conversazione

Conversazione con Valeria Muledda, Fabio Badolato, Izabela Anna Moren – Fondazione Studio Rizoma

01/02 NOVEMBRE

Se le api sono poche

Spettacolo di danza

Spettacolo di danza per adult* e bambin* (7+) insieme

Se le api sono poche è un lavoro sulla creatività propria del gioco, ovvero quel luogo sospeso e magico in cui la realtà continua ad esistere e ad essere trascesa: il gioco è quello spazio terzo in cui tutto può accadere e la creatività è un impegno esistenziale che inventa il mondo e lo trasforma.
Lo spettacolo di Emilia Guarino parla di reciprocità nella relazione pedagogica, di saperi e idee che si incontrano e generano stupore. Volumi essenziali (ac)cadono in uno spazio in cui si giocano forze e direzioni, che si attraggono e si respingono in un equilibrio dinamico fondato su contrasti volumetrici, spaziali e ritmici che si risolvono in un’unità plurale animata di organismi che cambiano forma ancora incessantemente senza mai ripetersi uguali.
La scena è povera, solo coperte a fare da pelle ai corpi e corpi s-coperti e presenti, separati ma alleati, capaci di una presenza lieve ma sensibile. La scrittura coreografica di questo lavoro non è calligrafica, sfugge la ripetizione uguale a se stessa, senza per questo essere imprecisa, per rinnovare il sentire dell’organismo vivo e sensibile che danza nel qui ed ora dell’esperienza.

Emilia Guarino laureata in lettere classiche e abilitata all’insegnamento, si guadagna da vivere facendo lezioni private di latino e greco a studenti di scuola superiore e università. È socia fondatrice dell’associazione Di.A.Ri.A. (Didattica-Arte-Ricerca-Azione), che si occupa di didattica dell’italiano per migranti, privilegiando il corpo nello scambio di saperi tra chi insegna e chi apprende. Ha studiato presso Art therapy a Bologna ed è in procinto di conseguire il diploma in danzaterapia. È danzatrice e
insegna danza contemporanea e creativa a bambini e adulti proponendo nuovi modi per sperimentare le potenzialità del proprio movimento e il benessere di condividere e riempire lo spazio con gli altri.

CREDITI
di Emilia Guarino
con Futura Bacheca, Bruna Di Figlia, Ludovica Messina, Blanca Lo Verde
Musiche di Angelo Sicurella
Luci di Gabriele Gugliara
Produzione Piccolo Teatro Patafisico/Diaria

Stabilimento Balneare

MUSICA & DJ SET

Per tutta la durata del festival I’ Ecomuseo Mare Memoria Viva ha aperto Stabilimento Balneare: il lido del festival che tutti i giorni dalle 18.00 a sera ha radunato la comunità del festival attorno al bar pop-up allestito negli spazi interni ed esterni, ospitando anche un programma di dj set, incontri con artisti, talk, aperitivi e cene dopo spettacolo.

Prima Onda Fest – II Ed.

SETTEMBRE / OTTOBRE 2021

Pindoc

4Canti

4Canti Live performance
E' un'azione scenica, basata sulla purezza dell'improvvisazione, che dura 20' circa e offre in un corpo solo le istantanee di quattro divinità a cui è dato un diverso timbro espressivo: Bacco, Cerere, Eolo, Venere . Il danzatore incarna ciascuna identità in un susseguirsi di dissolvenze tra luce, suono e corpo.
Bacco segue una partitura coreografica frammentata che si espande formando linee di confine disarticolate e policentriche; che rimandano ad antichi retaggi popolari.
Cerere con la sua potenza terrena, carnale e generativa, usa la terra come elemento di fusione e protezione. Madre selvatica che non si lascia persuadere dalla natura umana.
Eolo crea imprevedibili traiettorie che nel fluire costruiscono dinamiche che proiettano il movimento oltre i perimetri.
Venere con la sua polifonia gestuale dichiara con lucidità, il valore del coraggio ed esalta la capacità femminile di autodeterminarsi.

4Canti Cortometraggio
E' un video della durata di 10', che unisce al testo originale di Alessandro Savona, immagini e danza in spazi urbani. Intangibili suggestioni emergono da un sogno giunto con delicata ironia a celebrare la notte. Il protagonista attraversa il silenzio di città che gli è madre.

Silvia Gribaudi

A corpo libero

A corpo libero è un lavoro che ironizza sulla condizione femminile a partire dalla gioiosa fluidità del corpo, esplorando da un punto di vista drammaturgico un tempo di inadeguatezza, un tempo di onnipotenza e un tempo di accettazione in una contaminazione di tecniche espressive.
Un corpo che danza che occupa spazi pieni e vuoti, che si relaziona con le sue curve e le sue “parti molli”: l’imperfezione che diventa normalità, la propria fisicità come superficie di un mondo interiore. “A corpo libero” di Silvia Gribaudi è uno spettacolo dissacrante portato in spazi urbani, grido di rivolta di una donna che cerca la libertà.
Civilleri / Lo Sicco

Aiace Under 20

Aiace è il frutto dell’unione di due laboratori di ricerca artistica dedicati ai giovani: FUORICLASSE e SCENICA YOUNG.

Non ha l’arroganza di uno spettacolo bensì la forza espressiva e la potenzialità di un atto artistico che tiene conto dei sui limiti.
L’opera di Sofocle ha agito come motore per la creazione di una scrittura originale di un’opera multidisciplinare in cui ogni partecipante ha potuto mettere in campo la propria vocazione senza limiti di tempo e costrizioni didattiche. Una produzione del Teatro Libero di Palermo, curata dalle compagnie Civilleri Lo Sicco e Scenica Frammenti, che hanno messo a disposizione la propria ricerca a sostegno del percorso di un gruppo di giovani. L’azione scenica si concentrerà sulla costruzione delle condizioni ambientali, sonore e tematiche della nuova scrittura drammaturgica. Le parole di Sofocle insieme ai personaggi sono chiamati a processo e riformulati per segnare le traiettorie che li conducono fino a noi.

Tutto ha inizio con la morte di Achille, il grande guerriero. È con la sua morte che si mette in discussione il fondamento dell’intera civiltà greca. La tradizione, la figura stessa dell’eroe.
Sulle orme dell’autore greco questa riscrittura dell’Aiace conduce ad un eroe contemporaneo fragile, vittima di una catena di errori, aggiogato al giudizio degli altri, bullizzato per quello che ha commesso, per mezzo e opera della grande Dea: la Rete.
Una scrittura scenica basata su una liturgia atea della morte e del dolore, un rito collettivo sul destino a cui sembra destinata un’intera generazione. La visione consapevole da parte di giovani a cui è ormai imposta una vita smart, scissi tra un’identità reale e una virtuale, quest’ultima sempre più forte e predominante. Il nostro desiderio è accompagnare lo spettatore alla consapevolezza del filo tragico che conduce l’esistenza dei giovani di questo tempo, alle prese con problematiche enormi, che spesso non si conoscono o non si ascoltano.

Sutta Scupa

Antigone Screaming

Antigone Screaming affronta la tragedia di Sofocle da un punto di vista periferico e marginale. Si intende infatti focalizzare l’attenzione sui due fratelli fratricidi(Eteocle e Polinice) e le Guardie che hanno il compito di sorvegliare il corpo esanime di Polinice da eventuali tentativi di dare a esso degna sepoltura. Le Guardie saranno interpretato da un coro di donne. Punti fondamentali della ricerca sono dunque la morte(in particolare i riti funebri) e la condizione femminile. Le parole di Sofocle potrebbero allora forse risuonare mentre l’orizzonte si riempie di uccelli saprofagi: “Molte meraviglie vi sono al mondo, ma nessuna meraviglia è pari all’uomo. Da Ade soltanto non troverà scampo”.
Geneviève Sorin

De l’un à l’autre

De l’un à l’autre
Moments de vie,
Vie de danse,
Cinquante années.
De musique aussi,
Moins longtemps.
Et le corps, toujours là, présent.
Certes changé.
Toujours il porte danse et joue.
Là où il est.
Il communique.
Témoin essentiel du mouvement de vie.

Momento della vita,
Vita danzata,
Cinquanta anni.
Di musica anche.
Da meno tempo.
E il corpo, sempre là, presente.
Certo, cambiato.
Porta sempre danza e gioca.
Là dove è.
Comunica.
Testimone essenziale del movimento di vita

Benedetto Basile

Flauto Elettronics

Il concerto proposto dal flautista e compositore Benedetto Basile prende le mosse dal suo ultimo lavoro intitolato Chemica Sonora Symbolica, pubblicato recentemente dall'etichetta Da Vinci Publishing.
Si tratta di una sorta di trattato alchimistico sonoro nel quale il rapporto tra scrittura e improvvisazione assume paricolare valenza simbolico-musicale.
La coincidentia oppositorum, concetto base della scienza alchemica il cui fine è il superamento della dualità e l'ottenimento dell'oro dei filosofi attraverso la morte e rinascita mistica e psichica, è qui espressa tramite il rapporto tra questi due mezzi creativi.
In chiave psicanalitica (junghiana), infatti, la dualità è data dal rapporto tra conscio e inconscio. In questa prospettiva l’improvvisazione incarna il flusso creativo spontaneo che proviene dall’inconscio mentre la scrittura è intesa quale risultato del processo compositivo razionale ed espressione della coscienza. Queste due forze, nel dipanarsi della narrazione musicale, mutano forma e si confondono continuamente attraverso una simbologia, ora celata ora manifesta, che mira a trasportare l'ascoltatore in una dimensione al contempo profonda ed elevata, alla ricerca di una spiritualità antica e senza tempo.
Il concerto vedrà inoltre momenti di improvvisazione radicale e l'esecuzione di altre composizioni del flautista palermitano che si integreranno con il materiale musicale di Chemica Sonora Symbolica ulteriormente trasformato in maniera estemporanea convergendo in un flusso sonoro frutto di un fare empirico di natura simile a quello realizzato dall'alchimista nel suo laboratorium.
Ashti Abdo

Awazên Kurdî

un viaggio attraverso la musica del Kurdistan e i racconti di questa terra.

Ashti Abdo, cantante, musicista polistrumentista e compositore curdo propone un concerto che intreccia la tradizione musicale di suoni e trame tipiche del Medio Oriente con elementi ritmici melodici e popolari del sud Italia, riscoprendo così una matrice unica fatta di sincretismo e fusioni mediterranee.
Da bambino impara le ninne nanne tradizionali curde cantando alla sorella e a suonare il tipico strumento curdo, il tembûr (saz), dal 2004 in italia approfondisce lo studio del mandolino e delle percussioni.
Un'esplorazione sonora in cui conduce l'ascoltatore in labirinti di armonie ipnotiche e sperimentali attraverso l'utilizzo di strumentazione elettronica.

Pindoc

Clorofilla

L’esigenza di sempre è di stare dalla parte del corpo, di ritrovare il linguaggio del corpo, fondarlo dal corpo. Ogni creazione è un nuovo inizio, un nuovo sentore delle cose del mondo e che in realtà ci sfuggono e per questa loro fuga ci muovono, ci interrogano, ci scuotono terribilmente. Ci muoviamo per risolvere un’oscurità d’animo, viverci uno stato del corpo precario. Questa epoca ci regala le sue cecità di senso, le sue accensioni e visioni. Ci si ritrova al limite della loro percezione come in un tempo saturo, in uno spazio pieno. A chi rivolgere la traduzione di una inquietudine pudica e feroce? Per la scena il corpo è abbandonato come una reliquia nella nudità di uno spazio. Gli unici atti possibili sono verso se stessi, nell’attesa e nel bisogno di ritrovare la sacralità di una profonda natura. E’una prima esposizione percettiva. Ne deriva una seconda dove si è mossi da furori interni, animalità sonore, voci esterne. Si è spinti quasi al limite, per ricontattare l’epicità delle proprie forze e la gravità spirituale di un senso ulteriore. L’inquietudine del lavoro si misura nel desiderio e mistero di poter avvertire un indicibile corporeo, un invisibile poetico, qualcosa come un’ombra che sembra costantemente scivolarci accanto densa e silenziosa. L’atto del guardare è l’atto del guardarsi, di portarsi al confine dei sensi e delle visioni e registrarne gli odori.
Massimiliano Civica

L’Angelo e la Mosca

Racconti, facezie e buffi indovinelli sono sempre stati utilizzati dai grandi Maestri dell’Occidente e dell’Oriente per “contrabbandare” insegnamenti profondi, per aprire il cuore degli uomini ad una comprensione più elevata della realtà, per svelare ciò che c’è oltre il nostro abituale modo di vedere le cose.
I racconti del Baal Shem Tov e dei Rebbe dello Chassidismo, le storie dei Sufi e le poesie di Jalal al-Din Rumi, gli indovinelli dello Zen e le parabole di Jesù nei Vangeli Apocrifi serviranno per provare ad illustrare e spiegare aspetti, comportamenti e situazioni del mondo del Teatro e dei suoi protagonisti.
“Che c’entra la Mistica col Teatro?”, è la domanda che risuona il questa conferenza-spettacolo.
Ferran Joanmiquel

El rey del Gurugù

Marley es un perro vagabundo adoptado por Abdul, uno de los inmigrantes subsaharianos que malviven en el Monte Gurugú, muy cerca de Melilla, esperando que les llegue la hora de saltar la valla y entrar en Europa. Marley llega al campamento, llamado El pequeño Bamako, y descubre que le han adoptado como perro guardián, para que les alerte de los ataques de la policía marroquí, muy frecuentes en el Gurugú. Y entonces Marley se da cuenta de que sirve para algo, que puede ser imprescindible, que puede tener un hogar y crear vínculos con esta especie de Ulises del siglo XXI, que se desviven por llegar a la tierra prometida que tanto han soñado. El rey del Gurugú es la narración del drama de la inmigración visto por un perro, una mirada a la vez lúcida y desconcertada.
Silvia Gribaudi

Over 60 Project

C'è confusione intorno all’arte dell’attore. Sembra che tutto si riduca a due concetti tanto diffusi quanto generici: “sensibilità” ed “energia”. Non c'è niente di male nel dire che un attore debba avere sensibilità ed energia, ma questo non aiuta a circoscrivere il suo campo d'azione ed ad individuare gli strumenti specifici del suo lavoro: anche il musicista, il danzatore o il pittore debbono possedere sensibilità ed energia. Tutto ciò genera in molti attori la sensazione frustrante di procedere alla cieca, senza avere una “bussola” su cui orientare tecnicamente il proprio lavoro.
Il progetto si sviluppa attraverso un periodo di residenza e incontro con donne over 60 del territorio coinvolto, che vogliono confrontarsi con un'esperienza comunitaria, sperimentando il movimento attraverso un'espressione libera e creativa con il proprio corpo. Ciò consentirà loro di acquisire un approccio più profondo con sé stesse e con gli altri attraverso la danza, riconoscendosi in un gruppo, in un luogo e in un contesto particolare. Il progetto nasce nel 2011 in occasione della “Giornata Internazionale della Danza” presso il Museo Civico di Bassano del Grappa, per poi proseguire in diverse città italiane ed estere.
Al termine dei vari laboratori, le donne coinvolte hanno deciso di proseguire il progetto:
A Bologna nel 2013 si sono organizzate per autofinanziare una residenza.
A Montorso Vicentino nel 2013 hanno chiesto al Comune fondi per sostenere il progetto.
Danza, libertà, identità, esperienza e comunità sono le parole chiave di questo workshop: attraverso l'atto di realizzare un momento di aggregazione si favorisce l'inclusione sociale nell'area che ospita il laboratorio creando relazioni tra le persone. Partendo da semplici movimenti il coreografo crea uno spazio in cui tutti i partecipanti si sentono protagonisti e possono esprimere il proprio potenziale creativo. La loro età matura significa un'eredità di esperienze di vita, background personali, che il coreografo cerca di portare fuori, mantenendo allo stesso tempo un tono giocoso.
Ogni donna diventa una Dea, perché può divertirsi e intrattenersi, essere in contatto profondo con il proprio corpo e creare con il gruppo la forza che solo le donne possono esprimere, soprattutto dopo i 60 anni.
Massimiliano Civica

Il mestiere dell’attore

C'è confusione intorno all’arte dell’attore. Sembra che tutto si riduca a due concetti tanto diffusi quanto generici:
“sensibilità” ed “energia”. Questo non aiuta a circoscrivere il campo d'azione dell’attore e ad individuare gli strumenti specifici del suo lavoro: anche il musicista, il danzatore o il pittore debbono possedere sensibilità ed energia.
Tutto ciò genera in molti attori la sensazione frustrante di procedere alla cieca, senza avere una “bussola” su cui orientare tecnicamente il proprio lavoro. Attraverso improvvisazioni, esercizi e giochi, i partecipanti prenderanno coscienza del proprio personale e unico strumento e del modo in cui questo giustifica, incarna e fa “accadere” l'evento del teatro. L'attore è sia strumento che strumentista, è insieme il creatore e il materiale stesso della propria creazione.
Il laboratorio porrà l'attenzione sugli strumenti fondamentali dell’arte dell’attore: il proprio corpo, la propria voce, lo spazio fisico in cui si agisce e la capacità “schizofrenica” di guardarsi da fuori per sorvegliare l'efficacia e la coerenza del proprio racconto scenico.
Ogni vero attore è per forza di cose anche un autore. Su questi fondamenti si eserciteranno i partecipanti, prima analizzandoli separatamente e poi nella loro interrelazione scenica: il lavoro sulla voce naturale, non accademicamente impostata, con lo studio del parametro della proiezione attraverso la recitazione in coro; attraverso improvvisazioni guidate e la composizione di brevi scene mute i partecipanti impareranno a percepire e a leggere, “dal punto di vista del pubblico”, le linee di forza drammaturgiche che si generano tra gli attori in base al semplice posizionamento del loro corpo nello spazio scenico e alla direzione dei loro sguardi; infine apprenderanno a costruire un racconto scenico efficace e coerente.
Il laboratorio non fornirà tecniche, trucchi o stili di recitazioni prefissati, ma intende portare gli allievi a confrontarsi con le questioni fondamentali della recitazione, in modo che ognuno sia in grado di produrre le proprie personali risposte.
Progetto Lab SF Under 21

Essere(non)Essere

Nel 2019 abbiamo iniziato un laboratorio di ricerca di dieci mesi il cui tema è l’IO, partendo dal pensiero “La crisi dell’io” di Luigi Pirandello. Il progetto vede coinvolti 17 ragazzi di età compresa tra i 17 e i 21 anni, guidati da Loris Seghizzi.
In questa edizione di Collinarea, portiamo in scena lo spettacolo completo, avendo lavorato da ottobre 2020 ad ora al secondo atto, ovvero l’epilogo, di Essere (NON) Essere.
Si tratta di un evento che speciale, per tanti motivi, primo su tutti la storia che ha questo gruppo, composto in gran parte da ragazzi che hanno iniziato la scuola teatro di Scenica Frammenti da bambini e oggi sono nel mondo da adulti.
Inutile scrivere una presentazione dello spettacolo, perché sarebbe un ripetersi di quanto appena scritto, perché lo spettatore assiste alla messa in scena di tanti IO, forse un unico io, frammentato, come puzzle capace di comporsi in un’unica straordinaria immagine: il gruppo. O forse è meglio chiamarla “Compagnia”.
Simone Perinelli

Requiem for Pinocchio

Un processo
Il giudice: “Signor P, questa corte le attribuisce le accuse suddette e le domanda: come si dichiara l’imputato?”
Pinocchio: “Innocente, Vostro Onore! Ho poi... avrei anche una richiesta: vorrei giustappunto tornare burattino!”
“Di conseguenza Vostro Onore, approfitterei dell’udienza per chiedere di tornar allo stato naturale delle cose, ché, senza offender nessuno voler, da essere umano proprio non mi trovo. Poiché da burattin mai nessuno mi disse che divenir bambin significasse crescer, diventare ometto, uomo, vecchio poi morire. Ma la morte niente poi sarebbe, se non fosse che nel bel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai a dover lavorar per campare e la via della felicità s’è smarrita!
Quindi, a prescindere da quel che sarà la sentenza, vi dico che questo vostro viver si chiama sopravvivenza. Preferisco faticar per uscir da una balena, che non per esser libero un sol giorno a settimana, ché non mi bastan 4 giorni al mese per vivere la vita, quindi la lascerei a voi questa fatica e non perché sia tipo da battere la fiacca, no, ma stavo meglio col cappio al collo che col nodo di cravatta. Se non dispiace Vostro onore tornerei alle mie peripezie, piuttosto il paese dei balocchi, ma non quello delle lotterie!
Quanto alle accuse, tutto iniziò così... C’era una volta... No! C’era una notte...”
Ugo Giacomazzi e Camillo Palmeri

L’incanto di Ulisse

Nell’anno dedicato alla celebrazione di Dante Alighieri per il 700simo anniversario della sua morte, l’Ulisse del XXIII canto dell’Inferno viene scelto come personaggio ideale per affrontare un viaggio che ripone nella forza dell’utopia velleità e speranze di conquista. L’Uomo deve alla sua sete di conoscenza le grandi scoperte del progresso filosofico e tecnologico ma quando si oltrepassa il confine dell’Etica si rischia di sovvertire le leggi che regolano il rapporto con la Natura. A questo punto, che sia chiamata Dio o tsunami, proprio la Natura conquistata riassesta il suo equilibrio con la potenza che spesso non le riconosciamo e ci ricorda che di ubris si può morire.
Prendendo spunto da questo pensiero, racconteremo a un pubblico disposto a mettersi in viaggio con noi, non solo l’Ulisse dantesco ma l’archetipo che esso rappresenta: il viaggiatore indomito, l’uomo spregiudicato e l’uno, il nessuno e i centomila frammenti che lo compongono. Partiremo dal centro storico di Palermo, da quella piazza Bologni in cui si erge la statua di Carlo V, l’imperatore che si vantò di aver superato quelle colonne d’Ercole oltre le quali proprio Ulisse incontrò invece la morte. Il progresso di cui si vanta l’Uomo infatti è direttamente proporzionale ai limiti sempre maggiori che si propone di superare, ma qual è il confine tra evoluzione e involuzione? In questo viaggio come dei Dante e Virgilio contemporanei ci addentreremo in una Palermo che apparirà nuova perché simbolica e che rivelerà inaspettate prospettive al di là del tempo e dello spazio. Interrogandoci sul nostro passato, analizzando il presente potremo così farci delle domande che riguardano il nostro futuro.
Collettivo Progetto Antigone

Parole e Sassi

Antigone, antica vicenda di fratelli e sorelle, di patti mancati, di rituali, di leggi non scritte e di ciechi indovini, è stata narrata nei secoli a partire dal dramma scritto dal poeta greco Sofocle nel 440 a.C.
Ora, diciannove attrici, ognuna nella propria regione, solo con un piccolo patrimonio di sassi, la raccontano alle nuove generazioni, che a loro volta la racconteranno ad altri.

Parole e Sassi è un Racconto-Laboratorio e ha un allestimento semplice e scarno, fatto di parole e sassi. Si compone di due parti inscindibili e necessarie l’una all’altra: il Racconto e il Laboratorio.
Nel Racconto la Narratrice racconta la storia di Antigone. Tutto si compie come in un rito, attraverso un testo accompagnato dall’uso di sassi-personaggio e una partitura gestuale fissa. Un rettangolo, segnato da una traccia rossa sul pavimento, delimita lo spazio della scena. Per fare teatro non è indispensabile che ci sia un palco, ma necessaria è la relazione circolare tra attore e pubblico.
Il Laboratorio è una sorta di “seconda navigazione poetica” dove le parti s’invertono: ora è il pubblico ad agire, a parlare, ora sono i bambini, prima egregi uditori, ad usare i sassi per raccontare come e in che parte di loro si è rifugiato il tragico di questa grande storia. Ora è il pubblico a costruire metafore teatrali e tutto avviene all’interno della classe.

Massimiliano Civica

Il mestiere dell’attore

C'è confusione intorno all’arte dell’attore. Sembra che tutto si riduca a due concetti tanto diffusi quanto generici:
“sensibilità” ed “energia”. Questo non aiuta a circoscrivere il campo d'azione dell’attore e ad individuare gli strumenti specifici del suo lavoro: anche il musicista, il danzatore o il pittore debbono possedere sensibilità ed energia.
Tutto ciò genera in molti attori la sensazione frustrante di procedere alla cieca, senza avere una “bussola” su cui orientare tecnicamente il proprio lavoro. Attraverso improvvisazioni, esercizi e giochi, i partecipanti prenderanno coscienza del proprio personale e unico strumento e del modo in cui questo giustifica, incarna e fa “accadere” l'evento del teatro. L'attore è sia strumento che strumentista, è insieme il creatore e il materiale stesso della propria creazione.
Il laboratorio porrà l'attenzione sugli strumenti fondamentali dell’arte dell’attore: il proprio corpo, la propria voce, lo spazio fisico in cui si agisce e la capacità “schizofrenica” di guardarsi da fuori per sorvegliare l'efficacia e la coerenza del proprio racconto scenico.
Ogni vero attore è per forza di cose anche un autore. Su questi fondamenti si eserciteranno i partecipanti, prima analizzandoli separatamente e poi nella loro interrelazione scenica: il lavoro sulla voce naturale, non accademicamente impostata, con lo studio del parametro della proiezione attraverso la recitazione in coro; attraverso improvvisazioni guidate e la composizione di brevi scene mute i partecipanti impareranno a percepire e a leggere, “dal punto di vista del pubblico”, le linee di forza drammaturgiche che si generano tra gli attori in base al semplice posizionamento del loro corpo nello spazio scenico e alla direzione dei loro sguardi; infine apprenderanno a costruire un racconto scenico efficace e coerente.
Il laboratorio non fornirà tecniche, trucchi o stili di recitazioni prefissati, ma intende portare gli allievi a confrontarsi con le questioni fondamentali della recitazione, in modo che ognuno sia in grado di produrre le proprie personali risposte.
Frazioni Residue

Iperdark

Un ricordo d’infanzia, un piccolo episodio, un atto di rivolta nei confronti della Famiglia: un peccato di poco conto magari ma che ha segnato la vita di un uomo modificandone la direzione. La colpa lo ha condotto fino a qui, oltre la morte dell’innocenza, nell’istante in cui nasciamo di nuovo per la terza volta e diveniamo adulti. Un uomo qualunque, un vulnerabile inadatto alle mille possibilità della vita, si risveglia in piena notte in una fredda scatola di un frigorifero che non c'è, dentro uno stanzino, nel buio, tra centinaia di volantini del Gigante: il nuovo ipermercato costruito in fonda alla statale, nella periferia di una grande città.
"11.000 metri quadrati di convenienza o almeno così dice la pubblicità.”
Iperdark è il racconto di uomo in fuga. Corsia dopo corsia, metri su metri, scelta dopo scelta, cercherà di venire fuori da quella situazione paradossale ma dovrà tornare indietro, ricominciare, tornare all’origine, a quel peccato, a quell’atto di rivolta contro le urlacce del mondo.
Davide Enia

Maggio 43

Cos’è la notte quando tanto arriva sempre l’urlo della sirena d’allarme per i bombardamenti notturni? Cos’è che non ce la faccio più a mangiare sempre pane nero e allora cerco di pescare le anguille? Cos’è strisciare contro i muri per non farsi vedere dalla milizia fascista? Cos’è cercare l’amuchina al mercato nero? Cos’è che mi servono 1800 lire per le medicine e non so come recuperarle? Cos’è vedere il massacro di Palermo il 9 maggio ’43 e camminarci dentro e non ci sono più le case e nemmeno le strade e non si vede niente che c’è polvere e fumo dappertutto ma comunque quello che vedi nemmanco si riconosce?

Il lavoro trae linfa da una serie di interviste a persone che subirono quei giorni del maggio ‘43, e ne uscirono miracolosamente illese. Dalla loro narrazione e dai frammenti di memoria raccolti principia l’elaborazione drammaturgica, che scompone e intreccia e rielabora queste testimonianze, per poi incastonarle in un’unica storia. Erano tempi cupi, in cui necessario era ingegnarsi per riuscire a sopravvivere. Erano tempi atroci, in cui la morte cadeva inattesa dall’alto o dal basso dei mercati neri, che stritolavano con prezzi schizzati alle stelle. Erano tempi malati e bugiardi, tempi cinici e bari. Assomigliano ad oggi.

Mudita Trio

Pictures

Il termine Mudita deriva dalla tradizione buddista il cui significato è gioire della felicità altrui.
La scelta del trio è quella di suonare una musica nello “sconosciuto” nel “quì ed ora” con un desiderio di libertà creativa e al contempo di contributo e condivisione. C’è la capacità di essere inclusivi con l’ambiente, con gli altri, attraverso il viaggio sonoro. Una ricerca di strategie di bellezza, di ritualità e creazione “antica”… L’improvvisazione estemporanea è il nucleo centrale del progetto. Calogero Genco al sassofono Alfredo Giammanco all’elettronica, Domenico Sabella alla batteria provengono da ambiti musicali eterogenei, riescono a mescolare e contaminare i propri suoni, abbattendo le barriere degli stili musicali, intercettando sensibilmente e spiritualmente paesaggi sonori immaginari e spontanei, intersecando melodie e cellule ritmiche con grande spirito di reciprocità. Nell’ intimo dei suoni mille universi splendono.
Genìa - DAMS Palermo

Ricerca-azione

Il seminario intende offrire un luogo di incontro tra artisti ed esperti del mondo dello spettacolo, operatori, docenti universitari, per dialogare sui processi ed i contesti che si sviluppano in ambito creativo. Si propone in questo senso come un momento di riflessione a seguito della pandemia che ha fatto emergere degli spunti su cui dibattere come quelli relativi all’incontro generazionale dei corpi, al modo in cui gli artisti pensano e trascorrono il tempo.
Il tempo, coefficiente su cui si fa strada il pensiero e la forma creativa. Il tempo che impone una riflessione perché qualcosa è accaduto, siamo stati costretti a fermarci ma non a smettere di pensare. Ripercorrere questo tempo di restrizioni e differenze attraverso la relazione “over e under”. Far sostare il pensiero sulla linea di confine e capire di quali fattori si nutrono nell’adiacenza, nella prossimità e quale spazio tattile si può azzardare nel futuro.
Particolarmente cruciale appare la questione sulla funzione che hanno oggi le generazioni over 50 nel mondo artistico. Insegnanti, coreografi, registi, drammaturghi, musicisti, compositori che si sono dedicati al sapere artistico attraverso la ricerca, ed hanno sperimentato modelli artistici, generato correnti, movimenti politici, tecniche.
Le attuali generazioni hanno assorbito e riconoscono questo investimento che ha generato varianti, differenze, nuovi impulsi? Quali forme si sono delineate dall’incontro generazionale e che valore esse rivestono oggi in tempo di pandemia?
La dimensione della ricerca come è agita nell’aspetto artistico (legato ai processi, ai contesti, al prodotto) dalle generazioni di corpi che si sono incontrate e continuano ad incontrarsi?
Quali messaggi veicola in tempo di pandemia il corpo inteso come forma agente, contenitore e generatore di esperienza?
La velocità, l’approfondimento, la flessibilità che oggi sono richieste alle nuove generazioni sono in contrasto con i parametri su cui la ricerca ha fondato il suo status dal ’900 ad oggi?
L’aspetto scientifico della ricerca come studio è in conflitto con la dimensione pulsionale del fare artistico?
Come si legano i racconti generazionali in una storia condivisa?
Si parla di giovani o di anziani ma non di persone, forse si dovrebbe rimodulare la dialettica che fa fare sistema al mondo istituzionale in cui le priorità dei sostegni rischiano di mettere da parte la memoria storica ed artistica.
Come mettere insieme in un dialogo di reciprocità le differenti generazioni dei corpi?
Quale ricaduta ha questo rapporto nel sistema culturale ed istituzionale?
La questione del vissuto del corpo verrà affrontata mettendone particolarmente in rilievo tanto le implicazioni estetologiche che derivano dal considerare l’agire del corpo nell’ambiente, quanto le implicazioni legate a una pedagogia dell’arte.
Il corpo umano si trova per così dire doppiamente esposto nel suo fare esperienza dell’ambiente e nel suo essere parte di quell’ambiente e del divenire del mondo vivente; lo sperimentare corporeo si configura per un verso come “agire espressivo”, come creazione continua di forme (forme del movimento, forme dell’interazione, forme consolidate come istituzioni e spazi dell’agire condiviso), e per l’altro come “pathos”, cioè come impatto emotivo dell’altro e dell’ambiente sul vissuto, dunque come scoperta di una “passività”, come sperimentazione di una ineludibile esposizione alla trasformazione e al divenire.
Santa Briganti

Shuma

Shuma è una favola ambientata in fondo al mare.
Lo spettacolo prende spunto da un fatto di cronaca: un ragazzino del Mali, recuperato in mare dopo il naufragio del 18 aprile 2015, è stato trovato con una pagella cucita all’interno della propria giacca. Allo stesso modo, in Shuma, un bambino cade in mare e tra le bolle invoca aiuto come fosse una preghiera. In compagnia di un cavalluccio marino intraprende il lungo percorso verso il SopraSopra, allegoria delle rotte dei migranti.
Tra mille peripezie ed incontri leggendari il bambino affronterà anche un viaggio interiore che farà sorgere in lui un dubbio atavico: andare o restare?
Shuma vuole ridare dignità a un essere umano morto e rimasto senza nome che si somma alle migliaia di vite perse aspiranti al diritto di stare meglio.
Ci chiede, andando dritto al cuore, di assumerci una responsabilità collettiva rispetto all’attualità e al mondo che ci circonda, invitandoci a reggere il peso della storia contemporanea in quanto individui facenti parte di una comunità.